Suoni, parole ed emozioni dal mondo: Bruno Bertucci e i suoi viaggi da non vedente

Bruno Bertucci

A chi convive con una disabilità visiva e vuole intraprendere un viaggio consiglia di non lasciarsi fermare dalla paura. Bruno Bertucci, giornalista e critico musicale cieco dalla nascita, in 35 anni ha visitato 44 Paesi.

Una vita passata a girare il mondo e a comprendere «l’essenza delle cose». È il sogno di molti. Ma quanti riescono a realizzarlo, soprattutto se devono fare i conti con una disabilità visiva?

“Un uomo in compagnia della sua valigia”

«Forse questo amore per la vita incerta di un uomo in compagnia della sua valigia è nato quando da piccolo sognavo sulle mappe a rilievo e su enormi atlanti aperti sul tavolo e toccavo i contorni degli Stati insieme a mio padre con quell’innata curiosità di conoscere e comprendere ciò che oggi intendiamo con il termine antropologia o etnologia. La chiamerei forse geografia della mente». Con queste parole Bruno Bertucci descrive il suo essere nomade nel libro “Allora ci vedo? Avventure di un non vedente in giro per il mondo” pubblicato da Scritto.Io nel novembre 2022.

Europa, Asia, Africa e America sono i continenti dove il 65enne originario di Cosenza è entrato in contatto con culture differenti e capaci di arricchire il suo “bagaglio” di conoscenze.

«I miei viaggi» spiega il giornalista, «si sono sempre configurati per prima cosa come ricerche dell’umano». E poi, «voglio andare a fondo di ciò con cui entro a contatto. Miro all’incontro con le persone per penetrare la loro cultura, a maggior ragione se diversa dalla mia».

Vivere i luoghi

Quando si pensa a un viaggio, la prima cosa che viene in mente è la bellezza del territorio. Le visite ai musei, le escursioni tra le meraviglie della natura, i paesaggi e i capolavori dell’architettura sono le cose su cui ci si focalizza e che potrebbero scoraggiare chi non vede.

Ma c’è molto di più. Il sapore intenso del tè dall’aroma di menta servito in Marocco, l’intricata trama di un arazzo in Tunisia, il suono di una cetra a Luxor: sono solo alcune delle esperienze sensoriali che Bruno ha potuto fare durante i suoi viaggi con il bastone bianco. Musicista e collezionista di strumenti musicali, racconta come si possa entrare in contatto profondo con altre culture attraverso la musica:

«Penso per esempio a quella volta che in Paraguay ho potuto ascoltare le melodie guaraní, ma anche a quando in Ecuador e in Egitto mi è stato rispettivamente insegnato a suonare il charango e il kanun. Esistono tantissimi strumenti che noi non conosciamo, ma che producono suoni fantastici».

Percepire senza vedere

Per quanto riguarda le bellezze storico artistiche e l’incanto dei paesaggi mozzafiato, non è necessario vedere per comprenderne la magnificenza. Si può infatti percepirla attraverso una descrizione o prestando attenzione ai suoni e agli odori tutt’attorno, o ancora utilizzando il tatto: «io non vedo, ma posso comunque percepire perché noi ciechi abbiamo parametri differenti rispetto al resto della popolazione».

Il consiglio che Bruno dà agli altri non vedenti è «di non lasciarsi fermare dalla paura. Anche se all’inizio l’idea di spostarsi in un Paese straniero può spaventare, vale la pena provare, magari cominciando in compagnia di una persona fidata». E se qualcosa va storto, «sarà stata un’altra esperienza da mettere in valigia. Da cieco o non vedente, voglio cercare di dare sicurezza a quanti vivono attanagliati dalla paura di prendere un aereo o di non trovare la guida ad attenderli al loro arrivo magari chiedendosi se parlerà un buon italiano. Visitare un Paese significa spesso cambiare completamente i parametri cui siamo abituati e calarci in una realtà quasi sempre ignorata. Salvo poi aver acquisito l’esperienza del viaggiatore che fa intuire, anche da non vedente, le mosse giuste per poter esaminare direttamente la nuova cultura a cui ci si sta avvicinando».

E come scriveva John Steinbeck, “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”.

Roberta Gatto

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