Glaucoma, nuove frontiere per la terapia

La scienza sta portando avanti la ricerca nel campo delle terapie sul glaucoma. Così, dall’Indiana University School of Medicine arriva una buona notizia: sembra infatti come il ripristino dell’omeostasi (la capacità di un organismo di mantenere il proprio equilibrio interno) dei mitocondri del nervo ottico potrebbe proteggere queste ultime da eventuali danni.

Come ha spiegato il dottor Arupratan Das, assistente professore di oftalmologia e direttore della ricerca, «i meccanismi fondamentali che abbiamo individuato, possono essere utilizzati per proteggere i neuroni nei pazienti affetti da glaucoma ed essere altresì testati per altre patologie. Abbiamo identificato un passaggio critico del complesso di omeostasi mitocondriale che ringiovanisce il neurone morente».

Dallo studio è emerso come le cellule del nervo ottico, in persone affette da glaucoma, soffrono di un deficit mitocondriale, per cui il processo di produzione di energia risulta più faticoso. Questo processo potrebbe essere riportato all’omeostasi grazie a un farmaco, consentendo così di avere una terapia più efficace nella cura di questa patologia.

Il glaucoma

Il glaucoma è una malattia che colpisce il nervo ottico causando la progressiva perdita della vista con riduzione del campo visivo. Il “ladro silenzioso” della vista colpisce quasi 2 milioni di persone in Italia ed è in aumento anche tra i giovani. Tra le diverse tipologie del glaucoma, infatti, troviamo anche quello giovanile, dovuto a una malformazione irido- corneale, insieme al glaucoma congenito, presente fin dalla nascita, quello cosiddetto ad angolo aperto o chiuso, a seconda che il liquido intraoculare subisca un rallentamento nel normale accesso alle vie di deflusso o non riesca a raggiungerle, e infine secondario a interventi, traumi, altre patologie o uso prolungato di cortisone.

Per anni questa patologia è stata curata con l’unico scopo di tenere la pressione intraoculare nei valori di sicurezza. Tuttavia, studi recenti hanno messo in luce come i danni all’occhio non siano da imputare unicamente all’aumento pressorio, ma siano invece correlati all’infiammazione cronica del nervo con conseguente neuro degenerazione.

Una malattia come l’Alzheimer

Questo spiegherebbe perché spesso i danni al nervo ottico sono presenti anche con livelli pressori nella norma o addirittura al di sotto e perché le terapie finora utilizzate (colliri e interventi chirurgici) non siano risolutivi, ma solo palliativi e non riescano, nella maggior parte dei casi, a evitare la cecità nei pazienti che ne sono affetti. Ricordiamo infatti come il glaucoma è la seconda causa di cecità nel mondo e ben 9 milioni di persone sono cieche a causa di questa patologia.

Secondo recenti studi, inoltre, la degenerazione del nervo ottico in persone affette da glaucoma sarebbe collegato a una neuro degenerazione che va a intaccare l’asse occhi-cervello: a soffrire è quindi anche l’encefalo, come succede in altre malattie come Alzheimer, Parkinson e Sla.

Roberta Gatto

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