Mario Giorgio Loreti, speaker non vedente

Mario Giorgio Loreti, classe 1988, è la voce di spot come quelli realizzati per Star, Hyundai, Avis, Smile Train Italia andate in onda in Tv e radio nazionali. Dal 2005 la sua voce è protagonista anche in diversi spot realizzati per radio regionali come Radio Number One e Radiolina, o pubblicati sui canali YouTube delle aziende.

Abbiamo intervistato Mario così da raccontarci come lavora uno speaker, ma non solo. Abbiamo così parlato di audiodescrizioni e di quali siano le peculiarità di uno speaker non vedente. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Quali sono le tue passioni e come è nato in te il desiderio di diventare uno speaker?

Sicuramente tra le mie passioni ci sono il mondo della comunicazione, quindi la pubblicità e la radio, e il mondo dell’informatica. Ho trovato in questo lavoro la possibilità di coniugarle tutte, perché se si registra da casa come faccio io, si devono necessariamente saper usare diversi software. Da bambino avevo un CantaTu (una sorta di registratore per karaoke ndr) con un cursore che permetteva di abbassare il volume della musica mantenendo alto quello del microfono. Fu mio padre a dirmi che potevo utilizzarlo per parlare sopra la musica come si fa alla radio. Da quel momento è iniziato tutto.

Come lavora uno speaker?

Attualmente, ci sono due modi di lavorare: quello più tradizionale consiste nell’andare in giro per gli studi a registrare a volte facendo piccole trasferte dopo aver fissato un appuntamento per registrare uno o più soggetti; la stessa cosa si fa per il doppiaggio. Il secondo modo, meno tradizionale, consiste nell’home recording, cioè nel registrare da casa, in una cabina o in una stanza con pannelli fonoassorbenti, microfono professionale, scheda audio, cuffie, preamplificatori ecc. Le registrazioni, in questo caso, vengono fatte in autonomia e poi inviate tramite mail al cliente. In alternativa, ci si può collegare direttamente con l’azienda o il privato che hanno commissionato il lavoro. Se c’è un tecnico dall’altra parte del vetro o del mondo, perché ci si può connettere anche con studi di registrazione all’estero, lo speaker deve solo parlare e il tecnico fa il resto: è come essere in uno studio vero.

Quali difficoltà incontra una persona non vedente nello svolgere la professione e quali invece ritieni siano i punti di forza di questo lavoro?

Tra le difficoltà c’è senz’altro trovare il proprio metodo, specialmente  all’inizio: c’è chi usa la barra Braille, che però non è particolarmente adatta perché il suono dei cursori entra nel microfono. Altri, come me, preferiscono la sintesi vocale, che sta in avanti rispetto allo speaker che ascolta e ripete; per questo sistema serve un certo training cerebrale, perché le sintesi hanno delle tonalità piuttosto innaturali, devi essere bravo a prendere le distanze e utilizzarle solo come “occhio”.

Il punto di forza è che, essendo un lavoro che si può fare da casa, permette di avere una migliore gestione del tempo libero. Inoltre, lavorando da liberi professionisti, a un certo livello di esperienza ci si può scegliere i clienti. Sicuramente è un bel modo di affermare sé stessi e di aumentare l’autostima.

Cosa consigli a chi vorrebbe diventare speaker?

Innanzitutto, fare un corso di dizione e articolazione dei suoni, perché devono essere entrambe perfette. Il mondo della pubblicità cambia costantemente, ma questa è sempre una certezza. L’altro consiglio è di avere tanta tenacia, perché entrare in questo mondo non è facile. Non bisogna demordere. Indispensabile poi la Conoscenza dell’inglese per lavorare con studi all’estero. Dotarsi di un proprio modo di registrare autonomamente, partendo da qualcosa di più semplice per passare poi a qualcosa di più professionale. Ma soprattutto, non scoraggiarsi perché all’inizio è tosta.

Se ce l’hai, qualche aneddoto in sala di registrazione

Qualche anno fa mi è capitato di registrare degli spot a randello, molto veloci e consecutivi, e uno di questi spot era per un night club. Quando sono passato ai vari montaggi, ho lasciato la coda di quello del night club in uno spot per un supermarket. Non essendomene accorto, lo spot è andato in diffusione così. È finita che, dopo che il cliente me l’ha fatto notare, ci siamo fatti una risata e gli ho registrato a tempo record uno spot “pulito”.

Cosa ne pensi dell’attuale situazione delle audiodescrizioni in Italia? Mi riferisco alla qualità di quelle presenti e della loro mancanza nella maggior parte dei prodotti audiovisivi.

L’argomento audiodescrizioni è davvero scottante. C’è una legge che impone l’audiodescrizione all’interno dei nuovi prodotti audiovisivi, ma fino a poco tempo fa non era così e i risultati purtroppo si vedono. La qualità di quelle presenti purtroppo non è eccelsa: sono in pochi a farle e spesso si tratta di persone che hanno studiato poco rispetto alle linee guida e ai canoni a cui ci si deve attenere. L’ultima frontiera dell’abbassamento della qualità, poi, sono le voci neurali di Microsoft e le varie sintesi e tts (text to speech) utilizzate per audiodescrivere. Sono voci a cui noi siamo abituati, ma che sono prive di emozione e ben lontane dalle audiodescrizioni del compianto Claudio Capone, la voce di SuperQuark e di Ridge di Beautiful, che ci deliziava con le sue audiodescrizioni mai invadenti. Mi piacerebbe entrare nel mondo delle audiodescriziorni, perché penso che la mia disabilità potrebbe essere un valore aggiunto, ma sono ancora appannaggio di pochi. Si sta facendo qualcosa con l’Anad (Associazione Nazionale Audiodescrittori e Doppiatori) per far riconoscere la figura dell’audiodescrittore nel Ccnl , nella speranza che questo porti a dei risultati interessanti e a un’evoluzione nel tempo.

Un prodotto audiovisivo per cui ti piacerebbe lavorare e uno speaker con cui ti piacerebbe collaborare o a cui ti ispiri

Vorrei fare qualche piccolo passettino nel mondo del doppiaggio, mondo affascinante, ma difficile da raggiungere per chi non vede, perché c’è il problema di dover guardare l’attore e andare in sincrono con il labiale. Non è una cosa semplicissima per chi ha una disabilità visiva. Non c’è un collega in particolare a cui mi ispiro, ma tengo le orecchie aperte e faccio in modo che la voce sia sempre un contorno e non risulti mai invadente, come insegna lo stesso Capone, mai troppo “portata” come si dice in gergo, troppo presente, ma che vada a coadiuvare le immagini perché in fondo è questo il nostro lavoro.

Progetti per il futuro

Far crescere il giro di clienti e riuscire a dare il mio contributo al mondo delle audiodescrizioni è una cosa a cui tengo particolarmente. Un’audiodescrittrice ha affidato a me e a una collega, anche lei non vedente, la produzione del suo audiolibro, un progetto molto interessante. Far crescere quello che ho realizzato nel tempo è sicuramente un altro obiettivo. Il sogno nel cassetto l’ho già realizzato, cioè fare quello che sto facendo: anche se si tratta di un lavoro da libero professionista, è quello che mi piace e mi ritengo fortunato e privilegiato. Se si fa ciò che si ama, non è più un lavoro, ma diventa un gioco da fare tutti i giorni.

Se non avessi fatto lo speaker quale professione avresti svolto?

Il pilota d’aerei. Fin da piccolo giocavo con i simulatori e tutt’ora guardo documentari che raccontano storie di piloti, di successi e difficoltà di un lavoro che cambia rapidamente ed è sempre più fatto di informatica.

Per chi volesse saperne di più o entrare in contatto con Mario, può farlo dal sito:

https://www.marioloreti.net/

Roberta Gatto

1 commento

Lascia un commento