Italia in ritardo nella prevenzione visiva: spende solo lo 0,5 per cento rispetto alla media dell’Ue del 2,9
Anche quest’anno, il primo lunedì di giugno, si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ortottica. Lo slogan scelto dall’International Orthoptics Association (Ioa) per il 2023 è stato: “L’Ortottica da tutte le angolazioni”. Secondo la Ioa, infatti, questo tema evidenzia come l’ortottica sia una professione in forte crescita che «copre tutti gli angoli, angoli che ogni giorno usiamo nel nostro lavoro e da tutti gli angoli guardiamo i nostri pazienti per fornire il miglior trattamento possibile».
Il lavoro dell’ortottista
Ma di cosa si occupano esattamente questi professionisti del benessere visivo? Gli ortottisti sono professionisti sanitari specializzati nella prevenzione, valutazione e riabilitazione delle disabilità visive, in particolare quelle che riguardano la funzione binoculare e la motilità oculare. Si occupano dei problemi visivi che possono causare disturbi come lo strabismo (occhio storto), l’ambliopia (occhio pigro) e la visione binoculare inefficiente. Questi disturbi possono manifestarsi non solo a causa di patologie oculari, ma anche a seguito di malattie neurologiche come ictus, malattie infettive, diabete, traumi cranici, tumori, patologie neurodegenerative, complicanze chirurgiche e uso di farmaci. Questi disturbi possono verificarsi anche in concomitanza con malattie rare.
Diagnosi precoce e prevenzione
La prevenzione visiva è fondamentale per preservare la salute del cittadino, non solo per evitare danni derivanti da malattie invalidanti non riconosciute tempestivamente, ma anche per ottimizzare le risorse impiegate nella cura e riabilitazione. «Se puntiamo a una diagnosi precoce» spiega Lucia Intruglio, presidente della Commissione di Albo Nazionale degli Ortottisti, «possiamo ridurre i tempi per avviare i processi di cura e riabilitazione. Attraverso la prevenzione, possiamo individuare molti disturbi visivi, consentendo alle persone, specialmente in età evolutiva, di ottenere diagnosi più tempestive e recuperare la funzione visiva nel minor tempo possibile. Purtroppo, in Italia, osserviamo una disomogenea applicazione dei programmi di screening ortottici».
Prevenzione disomogenea
Infatti, nonostante gli screening per l’ambliopia (occhio pigro) in età prescolare e scolare siano competenza degli ortottisti, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione afferma come vengono effettuati in modo uniforme solo nelle province di Bolzano, Ragusa e Trento, mentre nel resto del Paese sono avviati su iniziativa di singole aziende territoriali. Risulta quindi evidente come sia difficile ricevere la stessa assistenza in tutte le regioni.
L’Italia investe poco
Secondo un recente studio condotto da The European House-Ambrosetti, investire un euro in prevenzione può generare almeno tre euro nel corso di un decennio. In Italia, l’investimento è pari allo 0,5 per cento della spesa sanitaria complessiva, a fronte di una media dell’Ue del 2,9 per cento. Dati sconfortanti, soprattutto se si considera l’importanza della prevenzione in materia di salute visiva.
«La nostra professione» spiega la dottoressa Intruglio, «si occupa di prevenzione a tutte le età: dalla neonatale (incluso il test del riflesso rosso), alla prevenzione in età prescolare per l’ambliopia, gli strabismi e i difetti refrattivi, fino ai controlli dell’efficienza della visione binoculare in tutte le fasce d’età e all’uso di qualsiasi dispositivo, dallo smartphone alle realtà immersive. Inoltre» prosegue, «l’uso delle tecnologie, incrementato durante la pandemia, richiede una buona ed efficiente visione binoculare. È per questo che studiamo attentamente lo stato dell’accomodazione, delle vergenze, delle forie e della rifrazione».
Non solo per i giovani
Gli screening ortottici sono importanti anche in età adulta e senile: infatti, è fondamentale prevenire disturbi come la retinopatia diabetica e la maculopatia, informare sui rischi del glaucoma e mettere in guardia sul rischio di cadute (ad esempio, nei soggetti con morbo di Parkinson, l’80 per cento delle cadute avviene a causa di una ipovisione non diagnosticata, mentre il 92 per cento dei pazienti che sopravvivono a un ictus presenta una disfunzione della motilità oculare o del campo visivo).
Prevenzione e informazione, quindi, per migliorare la qualità della vita a tutte le età, perché la vista è una funzione importante che può e deve essere preservata il più a lungo possibile.
Roberta Gatto