L’esame della retina per prevenire malattie cardiovascolari e Alzheimer
Gli occhi sono lo specchio dell’anima. E della salute generale del nostro corpo, stando all’oculomica, la nuova branca della medicina che studia il fondo dell’occhio per diagnosticare, anche con diversi anni di anticipo, malattie come l’Alzheimer.
Da diverso tempo, ormai, l’esame della retina permette di individuare e monitorare patologie a carico di altri organi come il diabete. Di recente, però, la ricerca medica si è spinta oltre, scoprendo come l’esame dell’occhio possa anche predire precocemente l’insorgenza di patologie in altre sedi del nostro organismo e dare informazioni sulla nostra reale età biologica. Insomma, un vero e proprio specchio sulla nostra salute.
Esami veloci e indolori
Ma come è possibile conoscere il nostro stato generale di salute semplicemente esaminando la retina? «Da anni sappiamo che nella retina si possono trovare i segni di una malattia sistemica come il diabete» spiega Enrico Borrelli, docente di Oftalmologia dell’Università di Torino, «e ora abbiamo capito che anche altre patologie sono associate ad alterazioni dei capillari retinici, che quindi possono essere utili per la diagnosi precoce e una valutazione precisa, per esempio, del rischio cardiovascolare. Il vero vantaggio? Gli esami per osservare la retina sono semplici e disponibili praticamente ovunque».
Si tratta infatti di test semplici e indolori come l’analisi del fondo oculare, eseguito dall’oculista poggiando una lente sull’occhio dopo aver dilatato la pupilla con un collirio specifico e di esami effettuati tramite Oct e angio-Oct, la tomografia ottica a coerenza, una scansione della retina in grado di monitorare lo stato dei capillari e delle cellule.
«In questo modo possiamo per esempio valutare quante cellule retiniche ci sono, i rapporti fra di loro e come cambiano nel tempo» prosegue Borrelli, «e poiché la retina è una “protrusione” del sistema nervoso centrale, in connessione diretta con il cervello, grazie a marcatori retinici che si possono monitorare con i test oculari, l’oculomica può aiutare anche a prevedere l’andamento della sclerosi multipla e la risposta della malattia alle cura o anticipare la diagnosi di demenza».
Le applicazioni dell’oculomica
Oggi questi esami vengono effettuati principalmente in campo oculistico per la diagnosi di malattie come la degenerazione maculare e la retinopatia diabetica. Tuttavia, in futuro, anche grazie all’intelligenza artificiale, il campo di utilizzo è destinato ad ampliarsi.
«Si è verificato per esempio, che le immagini della retina possano prevedere il rischio di diabete di tipo 2 prima ancora che ci siano segni clinici di una retinopatia diabetica, ma anche la probabilità di infarto e ictus o di fattori di rischio correlati, come la pressione alta e l’aterosclerosi. Già oggi, con alcuni modelli, si arriva a un’accuratezza del 70 per cento» spiega Stanislao Rizzo, direttore del Dipartimento di Oculistica al Policlinico Gemelli di Roma.
Secondo gli studi presentati durante il congresso FLORetina Iccor, è anche possibile determinare l’età biologica utilizzando l’IA applicata agli esami del fondo oculare. Infatti, fornendo quasi 130mila immagini da circa 40mila persone di mezza età a un sistema di apprendimento automatico, è emersa una correlazione fra età biologica e alterazioni microvascolari della retina.
«Nelle persone con un’età biologica superiore a quella anagrafica, la mortalità a 10 anni per tutte le cause cresce del 67 per cento» spiega ancora Rizzo, «quella per motivi cardiovascolari del 142 per cento, quella per tumori del 60 per cento. Significa che la retina è molto sensibile ai danni dell’invecchiamento e valutarla con l’esame del fondo oculare potrebbe aiutarci come potenziale strumento di screening, per migliorare la prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento». Inoltre, «secondo uno studio statunitense condotto su 38mila persone» prosegue Rizzo, «analizzando fotografie oculari con un sistema di AI si possono identificare biomarcatori connessi ad anomalie nell’emocromo e nella funzione dei reni e del fegato.
Predire malattie neurodegenerative
Le applicazioni dell’oculomica possono essere quindi estese con successo anche a malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, perché le patologie neurologiche hanno degli effetti anche sullo spessore della retina.
«Di recente, per esempio, è stato dimostrato su un piccolo numero di persone sane o con Alzheimer che integrare varie modalità di analisi della retina già disponibili in clinica, come l’angio-Oct e l’autofluorescenza del fondo oculare, consente di prevedere chi ha la demenza con un’accuratezza dell’81 per cento. Questo potrebbe aprire la strada a un metodo non invasivo e accessibile per la diagnosi precoce» spiega Daniela Bacherini, ricercatrice in Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università di Firenze.
Lo studio britannico
Intanto a Londra, un’equipe di medici del Moorsfield Eye Hospital sta portando avanti un progetto denominato AlzEye.
La ricerca, condotta nel Regno Unito fra il 2008 e il 2018 su un campione di oltre 350mila over 40, consiste nel raccogliere e analizzare più di 6 milioni di immagini retiniche per poi confrontarle con l’insorgenza di malattie come demenza, schizofrenia, Parkinson.
Dall’analisi dei dati è emerso come alcune malattie, ad esempio il Parkinson, mostrino all’Oct segni sulla retina addirittura sette anni prima della comparsa dei sintomi.
«Non è ancora un metodo diagnostico» precisano gli autori, «anche perché in AlzEye stiamo studiando persone venute in ospedale con problemi oculari, ma la prospettiva è poter avere uno strumento che consenta diagnosi molto precoci e quindi possa migliorare la gestione delle malattie neurodegenerative».
Roberta Gatto