L’arte come strumento di inclusione dei giovani con disabilità visiva
Ha preso il via lunedì, nella sede Ierfop di via Platone a Cagliari un momento di formazione rivolto a persone con disabilità visiva. Sono giovani che arrivano da Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Cipro e Svezia e sino al 10 maggio parteciperanno al programma che punta a favorire la cooperazione e i progetti comuni tra giovani europei, sostenere partenariati transnazionali tra organizzazioni giovanili, promuovere i valori fondamentali dell’Ue: dignità, autonomia, uguaglianza e inclusione.
Il progetto Deap
Deap (“Nurturing Personal Development and Empowerment of Young People with Visual Impairment through Arts Education”) ha come obiettivo quello di consentire ai giovani con disabilità visiva di esprimersi attraverso l’arte e di essere parte del processo che rende le proprie comunità più inclusive.
La novità dell’arte
La novità del progetto è data dall’utilizzo dell’arte come strumento per promuovere l’inclusione sociale e migliorare l’accesso all’educazione e alla partecipazione civica dei giovani con disabilità visiva. Un percorso che mette assieme formazione professionale, educazione non formale e competenze specifiche sulla disabilità e genera un nuovo modello educativo.
L’Ansa
La notizia dell’avvio del progetto di formazione, guidato da Ierfop, trova spazio anche sull’Ansa. L’agenzia giornalistica parla di «progetto innovativo per abbattere barriere e costruire inclusione sociale di giovani con una disabilità visiva attraverso l’arte». Nell’articolo si fa riferimento anche all’ obiettivo dell’iniziativa: «rafforzare le competenze di operatori e formatori attraverso un approccio innovativo che integra arte, accessibilità e inclusione».
L’Ansa ricorda che il percorso di questi giorni sarà incentrato sulla ceramica con attività teoriche e pratiche, con una visita al laboratorio “Nanni Pulli” e un momento di valutazione finale.
L’articolo si chiude con le dichiarazioni dei vertici Ierfop: il presidente Roberto Pili spiega che, «sebbene la disabilità visiva sia più frequente negli anziani, sono i giovani a pagarne il prezzo più alto in termini di esclusione sociale, difficoltà educative, limiti occupazionali e isolamento emotivo»;
il direttore della formazione Bachisio Zolo, evidenzia che «con questa azione viene promossa la partecipazione attiva, per rendere i giovani con disabilità visiva non solo beneficiari ma co-creatori dello sviluppo inclusivo e sostenibile delle loro comunità».
Giuseppe Giuliani