Accessibility Nutrition Label, una tabella dice quali funzioni accessibili sono presenti in un’app
Apple l’aveva annunciata nel maggio scorso: la nuova etichetta Accessibility Nutrition Label. Si tratta di una tabella che dice subito quali funzioni accessibili sono presenti in un’app. In pratica è ispirata alle etichette nutrizionali del cibo, ma si tratta di una novità che ha una logica molto semplice: far sapere prima così da poter scegliere meglio. Tutto è molto ben spiegato sul blog di Alessandro Calabrò, un esperto del settore.
Ma facciamo subito un esempio: una persona cieca potrà finalmente sapere se un’app funziona con VoiceOver senza doverla installare e provare a tentoni. Lo stesso vale per chi ha bisogno del contrasto elevato, del testo ingrandito, o di comandi vocali. Si tratta di etichette in grado di evitare di perdere tempo, provare frustrazione o altri disagi inutili.
A chi servono davvero?
Chi usa tecnologie assistive sa cosa significa scaricare un’app e rendersi conto, dopo cinque secondi, che non funziona con lo screen reader. Accessibility Nutrition Label toglie ogni dubbio: mostra una lista chiara, sempre nella stessa posizione, con tutte le principali funzioni accessibili che l’app supporta o non supporta. Quindi, o c’è, o non c’è. Le voci elencate includono:
- VoiceOver
- Braille display
- Voice Control
- Dynamic Type
- Contrasto aumentato
- Riduzione movimento
- Sottotitoli
- Navigazione da tastiera
- Puntatori esterni
Chi pubblica un’app dovrà compilare una scheda binaria per ciascuna di queste voci. Ma non è una semplice dichiarazione: Apple controllerà automaticamente il codice per verificare se l’app usa davvero le Api necessarie.
I tempi di arrivo
Le Accessibility Nutrition Labels sono già disponibili e possono essere scelte da chi aggiorna o pubblica nuove app. Sono state introdotte con le beta estive di iOS 26 (sì, il nome è cambiato: niente iOS 19, si passa direttamente a iOS 26) e macOS 15. Il rollout obbligatorio è previsto entro la fine del 2025, ma Apple non ha dato una data precisa. Le etichette arriveranno anche sull’App Store del Vision Pro, ma in un secondo momento.
Dove trovarle?
Si potranno trovare nella scheda dell’app, accanto alle info classiche come la privacy o l’età consigliata. Al riguardo, Apple ha già mostrato l’aspetto grafico: un riquadro con simboli chiari e descrizioni accessibili anche ai lettori di schermo. In futuro (non si sa ancora quando) sarà possibile anche filtrare le app in base alle funzioni accessibili. Sarà possibile, ad esempio, cercare solo app compatibili con VoiceOver e Dynamic Type.
L’utilità
Partiamo dalle cifre (sempre quelle): a livello globale, 1,3 miliardi di persone vivono con una qualche forma di disabilità. Quasi una persona su sei. Eppure ancora oggi l’accessibilità digitale è spesso lasciata alla buona volontà degli sviluppatori. Questa iniziativa di Apple cambia invece le regole del gioco: porta trasparenza. E costringe chi crea software a esporsi. O dichiari le cose come stanno, oppure il tuo prodotto avrà una scheda vuota. Non penalizzata, per ora, ma nemmeno aiutata.
L’aspetto economico
Uno studio di Accenture, condotto insieme a Disability:IN, dimostra come le aziende che investono in accessibilità registrano un aumento del 28 per cento dei ricavi e del 30 per cento dei margini rispetto alla media. Si tratta quindi di una scelta economicamente strategica e conveniente perché amplifica il parco utenti clienti.
Le reazioni
“Una vittoria per l’autonomia degli utenti”. Così Eric Bridges, presidente della American Foundation for the Blind, ha definito questa mossa di Apple. Non si tratta di favori, ma di poter scegliere un’app già sapendo se funziona o no per un determinato utente-cliente. La novità introdotta potrebbe essere estesa anche ad altri ambiti, come videogiochi, siti web, servizi in abbonamento.
Apple risulta essere la prima a voler estendere l’accessibilità e l’inclusione a tutto l’ecosistema. In passato, Google (nel 2023) ha introdotto le Accessibility Tags su Play Store. Si tratta però di tag facoltativi, inseriti manualmente dagli sviluppatori, senza controlli sul codice.
E Microsoft? L’azienda di Bill Gate ha lanciato già nel 2021 le Game Accessibility Feature Tags su Xbox Store. Riguardano però solo i giochi, e solo su console. Ecco quindi, evidente, la differenza: Apple lo fa per tutte le app, con controlli automatici, e lo integra direttamente nell’App Store.
Novità per gli sviluppatori
Chi pubblica app dovrà passare da un nuovo modulo in App Store Connect. Niente testi lunghi, solo una serie di voci da spuntare. Ma ogni spunta deve essere supportata dal codice: se dichiari supporto a Braille Display, ma non usi nemmeno un’Api per gestirlo, l’App Store se ne accorge. La conseguenza? Molti dovranno integrare davvero le funzioni accessibili e non a dichiararle per finta. E chi lavora già bene in questo senso, finalmente avrà un modo per renderlo visibile.
Le garanzie
Apple mostra molta decisione e promette controlli automatici: se un’app dichiara il supporto a VoiceOver ma non lo implementa, può essere bloccata o rimossa. Non solo: gli utenti stessi potranno segnalare eventuali discrepanze così che il sistema si basa su un doppio binario in grado di fornire effettivamente il servizio: analisi tecnica e feedback della community.
Gli utenti con disabilità
Il cambiamento e le prospettive cambiano davvero e avere un’informazione chiara prima di installare un’app è un passo davvero importante. Non solo: per gli sviluppatori è un’occasione per distinguersi mentre per Apple, è un modo per posizionarsi ancora di più come marchio che si occupa di accessibilità in modo serio e concreto. Chi se ne avvantaggia? Tutti, prima o poi, possono trovarsi a dover usare un testo più grande, attivare i sottotitoli, o usare il telefono senza mani. E garantire maggiore accessibilità è davvero allargare l’inclusione.
Bachisio Zolo