Abilisti fantastici e dove trovarli: Marina Cuollo torna in libreria

Marina Cuollo

C’è un lato nascosto del mondo, popolato di creature “fantastiche” come l’Homo misericordiosus, il Tuttologo, il Punisher e la FemministaTM.

No, non si tratta di nuovi cattivi della Marvel, ma di personaggi reali, di quelli che si incontrano tutti i giorni al market o al bar sotto casa, in autobus o in strada. O ancora peggio, in ufficio o tra i nostri amici e parenti. Magari, uno di questi personaggi siamo proprio noi e nemmeno lo sapevamo.

Per conoscerli e combatterli, Marina Cuollo ci fornisce un pratico bestiario dove, con il suo stile sarcastico e irriverente, analizza tutte le sfumature dell’abilismo, fornendoci al contempo una serie di rimedi per neutralizzarlo. Perché questa pratica ci riguarda un po’ tutti, persone con disabilità e non.

L’abilismo secondo Marina

Per dirla con le parole dell’autrice, l’abilismo è «quella sottile e squisita pratica sociale che trasforma la vita delle persone con disabilità in una gita all’inferno». Sempre secondo la Cuollo, il mondo in cui viviamo «è stato progettato come se esistesse un unico tipo di corpo. Se il tuo non rientra nei canoni, preparati a sentirti inadeguato, tra scale nascoste dietro ogni angolo e parcheggi riservati mai liberi, aiuti non richiesti e pacche sulle spalle». Tutto questo e molto di più lo troviamo in “Abilisti fantastici e dove trovarli”, una guida semi-seria alle forme più diffuse di abilismo. Una riflessione su cosa significhi essere abilisti e sull’importanza di conoscere il fenomeno per combatterlo.

«Pensiamo che, se la discriminazione non viene nominata, farà meno male o sparirà. Non è così, purtroppo. C’è bisogno di parlarne» spiega l’autrice.

Vivere con una carrozzina

Nel volume, edito da Fandango Libri, si parla anche di vita, lavoro, sesso e morte dal punto di vista delle persone con disabilità motoria, senza mai dimenticare la leggerezza.

«Che poi io lo so che la gente ci prova davvero a essere inclusiva» dice la Cuollo, «è che spesso lo fa con la stessa sincerità con cui un politico promette trasparenza in campagna elettorale: “Ehi, guarda, ho messo una rampa! Certo, ha la pendenza di una pista da sci olimpica e conduce a una porta che potrebbe benissimo essere un’opera d’arte moderna, nel senso che non si apre, ma tanto quello che conta è l’intenzione, no?”».

La giungla delle buone intenzioni

Un mondo complesso, quello descritto dalla Cuollo, in cui bisogna imparare a destreggiarsi per non finire schiacciati. Del resto, come dice il proverbio, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

«Le persone sentono l’irresistibile impulso di dimostrarsi sensibilmente al di sopra della media: aiuti non richiesti, pacche sulle spalle, complimenti come se piovesse» spiega ancora l’autrice. «L’abilismo mostra il suo volto più nascosto e insidioso: non un atto di crudele esclusione deliberata, ma una specie di brutto filtro Instagram che la società applica su tutto ciò che ci riguarda. Un filtro che distorce, semplifica e complica, spesso nello stesso tempo. È una lente attraverso cui il mondo sembra un po’ meno accogliente, un po’ più ostile, e sempre, inevitabilmente, un po’ più idiota».

Roberta Gatto

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