“L’Olocausto dimenticato” di Federica Ferrara

Uno sterminio sconosciuto che ha preceduto quello perpetrato ai danni degli ebrei. Si chiamava Aktion T4 e nella Germania in cui erano già presenti i germi di tutto quello che poi si sarebbe manifestato agli occhi del mondo, nascevano le leggi per la soppressione delle persone con disabilità. Era il 1933. L’idea era quella di eliminare tutte le persone con disabilità, evitare che si riproducessero, puntare al delirante progetto della razza ariana. Si iniziava dagli istituti di cura dove venivano eliminate persone con problemi mentali e malattie genetiche.

Il libro

Quei fatti, quel periodo sono stati ricostruiti da Federica Ferrara nella sua tesi di laurea e sono poi diventati un saggio pubblicato da Albatros. Il titolo: “L’Olocausto dimenticato. La morte misericordiosa dei disabili – l’Aktion T4 della Germania nazista”. «Siamo nel 1933» racconta l’autrice, «vengono fatte le leggi per evitare che i disabili facessero figli, venivano sterilizzati a forza.

Non ci sono certezze sui numeri delle persone con disabilità soppresse, ma si stima non siano state meno di 200 mila.

L’autrice

Federica Ferrara è nata nel 1997, ha un’atrofia bilaterale dei nervi ottici, vede luce, ombre e poco altro, non ha un buon ricordo del periodo del liceo: « principalmente allora mancava il buonsenso» spiega e anche qualche strumento utile per il suo percorso di studi che lei voleva fosse il più possibile simile a quello degli altri.

L’Università

Superate le difficoltà del liceo e del rapporto con le insegnanti di sostegno, sceglie la facoltà di Lettere a indirizzo storico in virtù di una passione per la Storia. Lungo il percorso, durante un seminario, incrocia il tema dell’Aktion T4 e decide che quello sarà l’argomento della sua tesi «essendo una non vedente mi sono immedesimata nelle storie che mi venivano proposte».

La disabilità oggi

«Nella vita di tutti i giorni» spiega Federica, «ancora oggi, le persone con disabilità devono affrontare grosse difficoltà e vengono escluse».

Il suo cruccio si chiama lavoro ed entra in ballo la sua esperienza personale: «nelle graduatorie per centralinisti non vedenti, non si contano titoli o conoscenze, ma vengono privilegiati gli anziani e i giovani restano in coda». Lei, che ha frequentato il corso organizzato a Cagliari da Ierfop, si sente scavalcata e la disparità di trattamento è un ulteriore peso.

Ma la vita di tutti i giorni è fatta anche di semafori sonori che non ci sono o non funzionano, ma soprattutto della consapevolezza che attorno c’è un mondo che non è stato adattato a chi ha problemi e che tenta di superarli.

La vita di tutti i giorni

La quotidianità di Federica è fatta di passioni e interessi: scrive favole per bambini che pubblica su Amazon, la prossima uscirà prima di Natale e in quell’ambito è nata la collaborazione con una disegnatrice. Poi c’è lo sport: la vela alla Lega Navale di Cagliari, dove è approdata di recente e dove aspira al coinvolgimento nelle gare e, infine, la scherma. La sua specialità è la spada, anche in questo caso un cambio di società con l’obiettivo di affrontare qualche gara e non solo allenamenti in solitaria.

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