Cosa fare quando incontri un cieco?
Lo vogliamo chiamare decalogo? Ma sì, è proprio quello che quasi scherzosamente ha realizzato Diverse Abilities, un’organizzazione che «quotidianamente lotta contro le discriminazioni valorizzando la persona» come scrive sul suo disclaimer del sito. E si tratta di informazioni importanti, da conoscere sulla cecità e l’etichetta da impiegare per non essere inopportuni o, peggio, offensivi quando da vedenti, se ne incontra uno.
Innanzitutto e prima di tutto: il bastone bianco indica che chi lo impugna vede male o niente.
Secondo: la maggior parte dei ciechi o ipovedenti col bastone chiamano questo con il suo nome: bastone. Se ne usa uno diverso, allora è quello che preferisce. E da ricordare come il bastone sia una estensione del soggetto che porta e rappresenta libertà e indipendenza da parte di chi lo usa.
Terzo: il linguaggio ha la sua importanza, come è ovvio. Il cieco, spesso, non evita di esprimersi con “ho visto”, “ho letto”. Se lo dice è perché è vero, perché lui lo fa in un altro modo rispetto a un vedente. Diverso se un cieco non le usa e anzi gli dà fastidio sentirsele dire. Allora è meglio evitare.
Quarto: quando si vede un cieco con il bastone e questi si trova in una situazione di pericolo (un’auto, una bicicletta, un monopattino che si avvicinano), è inutile gridare “attento/a”. Meglio dire subito di che tipo di pericolo noi ci stiamo avvedendo e indicare anche quale soluzione adottare.
Quinto: evitare di toccare, saltare o spostare il bastone bianco di qualcuno perché questo rappresenta un pericolo per la sua sicurezza.
Sesto: evitare assolutamente di afferrare, tirare o spingere qualcuno che è cieco perché a nessuno piace di essere afferrato o toccato dagli estranei. È più utile usare le parole.
Settimo: evitare di agitare mani, dita davanti al viso del cieco come per accertarsi che lo sia realmente. È ritenuto davvero irriguardoso e maleducato.
Ottavo: evitare “disabilità visiva” oppure “disabili”. Sono due termini che implicano una negatività, una diminuzione. A meno ché non sia lo stesso diretto interessato a preferirlo.
Nono: quando si danno indicazioni per strada è meglio cercare di essere precisi, tipo “cammina per circa trenta metri nella direzione in cui sei rivolto e poi….”
Decimo: quando si saluta è certamente escluso farlo con un cenno della mano. Un ciao o un buongiorno vocale aiuta ad aprire una connessione, riconoscere l’interlocutore e, nel caso chiedere aiuto, indicazioni.
Bachisio Zolo