Marburgo, città a dimensione di non vedenti e modello per le città del futuro

Il modellino tattile posto al centro della città di Marburgo

Marburgo si trova in Germania, capoluogo distrettuale dell’Assia, posta tra il Westerwald e la zona collinosa del Nord della regione e a oggi è un esempio di accessibilità e inclusione tanto da portare il ricercatore Dago Schelin a definirla nei suoi studi come «una città smart per i non vedenti».
Il ricercatore sostiene persino come potrebbe diventare un modello di riferimento per lo sviluppo di altre città in futuro.
Come è possibile pensarlo?
Tutto questo è stato reso possibile infatti grazie alla presenza della Carl-Strehl-Schule, una scuola secondaria per giovani ciechi o ipovedenti fondata nel 1916 dall’educatore Carl Strehl, e ancora oggi fulcro dell’istituto educativo Deutsche Blindenstudienanstalt (o Blista) che ha scoperto e promosso varie tecnologie per rendere più facile la vita delle persone cieche.
E sono proprio le innovazioni del Blista ad aver cambiato la città rendendola più accessibile a quanti frequentavano l’istituto e che poi hanno deciso di rimanere a vivere nella città.
Gli spostamenti delle persone non vedenti, ad esempio, sono agevolati dalla presenza di percorsi tattili e barriere protettive; gli edifici hanno spesso mappe e planimetrie in braille mentre dettagliate miniature permettono di identificare le attrazioni più importanti della città come il castello e la piazza principale.

Sono anche presenti scuole di equitazione, canoa, arrampicata e sci per persone cieche e la sua università è quella con la più alta proporzione di studenti con disabilità visive di tutta la Germania.
Non solo il modo di vivere, perché le innovazioni ideate dall’istituto hanno cambiato anche l’approccio allo studio. Diversi i lavori strutturali hanno reso accessibili i dipartimenti delle università e le nuove tecnologie introdotte per facilitare lo studio di materie complesse per le persone cieche come avviene per esempio sugli studi delle scienze naturali.
Altro aspetto cruciale che ha contribuito a rendere la città di Marburgo più inclusiva è quello umano.

Come racconta Leon Portz, ex studente del Blista: «ci sono molti ciechi e tutte le realtà economiche e sociali devono fare i conti prima o poi perché a Marburgo la popolazione vedente è abituata a interagire con quella non vedente».
È diventato infatti un fatto spontaneo e naturale. «Ad esempio» continua lo studente, «gli autisti degli autobus sanno dare assistenza ai passeggeri disabili e molti ristoranti hanno perfino il menù in braille».
Anche per Uwe Boysen, giudice in pensione ed ex presidente dell’associazione tedesca degli studenti e dei lavoratori ciechi e ipovedenti (DVBS) così come ex allievo della Carl Strehl, il senso di comunità e di assistenza reciproca creati a Marburgo «ti danno coraggio facendo sperimentare diverse novità».

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