La musica delle stelle: quando l’astrofisica diventa inclusiva

 Nel 2016 ho partecipato a una lezione sulle stelle binarie, con la possibilità di osservazione al telescopio. Io, in quanto disabile visiva, non ho potuto godere a 360° dell’esperienza. Tornata a casa, però, ho googlato” stelle binarie” scoprendo cose meravigliose. Anche solo avvicinarmi a una materia tanto affascinante ha spinto la mia curiosità a fare il resto. Lo scorso 4 dicembre, all’osservatorio in via della Scienza a Selargius, è stato fatto “un piccolo passo per l’inclusività, un grande passo per l’umanità”. Ho assistito, insieme ad altre persone con disabilità visiva, alla proiezione di “Audio Universo: spettacolo inclusivo al planetario”. Suoni oltre alle immagini per permettere anche a non vedenti e ipovedenti di esplorare la volta celeste e il sistema solare. Lo spettacolo è stato prodotto dalle università inglesi di Newcastle e Portsmouth con la collaborazione di Anita Zanella dell’Inaf. Dati astronomici reali vengono resi attraverso il suono mediante un software sviluppato inizialmente per usare l’udito nella ricerca astronomica. «Alcuni astronomi professionisti non vedenti usano il suono per la loro ricerca» spiega Zanella. «Con il progetto Audio Universo intendiamo sviluppare risorse astronomiche basate sul suono che siano utili sia a livello didattico che per la ricerca così da dare a tutti la possibilità di apprezzare le meraviglie dell’universo». Anche l’astrofisica, dunque, apre le porte all’inclusività. La speranza è che le nuove generazioni di disabili visivi possano andare lontano al pari dei coetanei vedenti. Anche tra le stelle per studiarle.

Roberta Gatto

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