Sordità, la diagnosi precoce attraverso il test uditivo alla nascita è ancora il miglior modo per prevenirla

Secondo i dati forniti da World Report on Hearing dell’Organizzazione mondiale della Sanità, oltre 430 milioni di persone nel mondo(pari dunque al 5 per cento della popolazione globale) soffre di perdita dell’udito che influisce sulla qualità della vita e necessita di cure. Ad aggravare la situazione, la maggioranza di queste persone vive in Paesi a basso e medio reddito e quindi con più limitate capacità di intervenire per limitare la disabilità. Le stime indicano anche come entro il 2050 questo numero potrebbe aumentare di oltre il 50 per cento fino a raggiungere il numero di 700milioni. Il 3 marzo si celebra la Giornata mondiale dedicata all’udito e l’Oms ha lanciato per l’edizione 2022 il tema «To hear for life, listen with care!», prendersi cura dell’udito fa bene.

Sempre dai dati offerti dall’Oms, oltre 1,5miliardi di persone attualmente soffrono di un certo grado di perdita dell’udito e si calcola come questa quota potrebbe crescere fino a 2,5miliardi entro il 2050. A rendere possibile l’aumento si considera anche come 1,1 miliardi di giovani rischiano la perdita permanente dell’udito dall’ascolto di musica ad alto volume per periodi di tempo prolungati. Il World Report on Hearing mostra come misure di salute pubblica basate sull’evidenza e convenienti, possono prevenire molte cause di perdita dell’udito. Nella prefazione al Report, Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, indica nella «perdita dell’udito una “disabilità invisibile”, non solo a causa della mancanza di sintomi visibili, ma perché è stata a lungo stigmatizzata nelle comunità e ignorata dai decisori politici. La perdita dell’udito irrisolta è la terza causa più grande di anni vissuti con disabilità a livello globale» aggiunge. Nella Giornata mondiale dell’udito 2022, l’Oms si concentra sull’importanza di un «ascolto sicuro» come mezzo per mantenere un buon udito durante tutto il corso della vita.

La prevenzione resta quindi ancora il primo e più efficace strumento a disposizione. «La diagnosi precoce dei deficit uditivi congeniti e di quelli progressivi nei neonati, generalmente fatta nei primi 2-3 mesi di vita risulta sempre il miglior modo per intervenire tempestivamente e diminuire la percentuale di casi di ipoacusia con esiti invalidanti. Tra le cause di questa patologia, purtroppo, c’è anche l’eccessiva esposizione al rumore generato dalle sorgenti più diverse, dalla tv ai device, come smartphone e tablet, su cui è fondamentale fare informazione per una corretta prevenzione.

L’ ipoacusia o sordità congenita è una patologia che colpisce ancora oggi 1,5-3 neonati su mille e in alcune categorie di bambini, come i neonati prematuri ricoverati in Tin e quelli con familiarità per ipoacusia infantile, la prevalenza può essere 10-20 volte maggiore.

Il deficit uditivo permanente infantile può avere gravi conseguenze sullo sviluppo del linguaggio e delle abilità cognitive, anche quando isolato. La diagnosi precoce è il presupposto per attuare misure di trattamento e abilitazione adeguate nei tempi e nelle modalità.

In Italia negli ultimi anni, grazie all’attività di prevenzione sostenuta dall’Inail, si è assistito ad una graduale flessione da 2.730 casi accertati positivi nel 2011 a 1.923 casi accertati positivi nel 2016».

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