Diritto di cittadinanza: dallo “ius sanguini” allo “ius scholae” scavalcando lo “ius soli”

Presentata in Commissione Affari costituzionali della Camera il testo per la riforma della cittadinanza. Nella proposta si parla di “ius scholae”, cioè il riconoscimento della cittadinanza per i minori stranieri legato allo svolgimento di un percorso scolastico. In pratica, si prevedono determinate condizioni per acquistare anzitempo (rispetto a quanto accade adesso) la cittadinanza italiana. Come? Al verificarsi di determinate condizioni. Queste si verificano quando il minore straniero nato in Italia o con l’ingresso effettuato entro il compimento del dodicesimo anno di età risiede legalmente e senza interruzioni in Italia, frequenta regolarmente nel territorio nazionale (per almeno cinque anni) uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale. 

Foto di bambini stranieri

La proposta presentata in Commissione Affari della Camera supera così il concetto di “ius soli”, concetto che ha portato diverse volte all’interruzione dell’iter parlamentare dei tre testi presentati finora e che spaziano dallo “ius soli” allo “ius culturae”.

Nella proposta ora avanzata dello “ius scholae” non è più solo una scelta di fiducia negli stranieri che intendono integrare i loro figli ma nel lavoro della comunità didattica, nella dedizione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti.

Il testo unico ora all’esame rappresenta la base del confronto tramite la presentazione di emendamenti che avverrà in Commissione e si propone di riformare il diritto di cittadinanza dopo trent’anni dalla legge “ius sanguini” risalente al 5 febbraio del 1992.

Emanuele Boi

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