Per l’Otto Marzo “Vogliamo anche le Rose”

Una festa? Una ricorrenza, il ricordo di un brutto incidente capitato alle donne, un’abitudine, uno stimolo minimo per muovere il commercio, l’occasione, forse l’unica per alcune di noi, di ricevere dei fiori? Chi lo sa? Potrebbe essere tutte queste cose insieme e anche di più. E se fosse il giorno nel quale esprimere, come nei precedenti e in quelli seguenti, ma con maggior forza, con l’aggiunta di una sfumatura che si modifica di anno in anno e si declina sulle condizioni dello stato presente, diritti e desideri? In questo otto marzo, soprattutto, è importante affermare la preparazione e la determinazione di molte donne nel voler imprimere una direzione alle scelte che contano. La pandemia ci fa sentire tutti fragili e vulnerabili, ci costringe a fare sacrifici, ad accettare sofferenze, limitazioni pesanti, capaci di insinuare dubbi e generare sfiducia intorno a scienza e libertà, spingere avanti forze aggressive e distruttive che incrementano la violenza domestica e quella di gruppo nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Dunque, con maggior forza, vogliamo rispetto assoluto per il corpo di tutti, mi riferisco in particolare a quello delle donne. Vogliamo pari istruzione sia per le bambine, sia per i bambini. So che non si dice vogliamo, ma vorremmo, che, “l’Erba Voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re”, tuttavia, il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro in condizioni di parità, il desiderio di lasciare ai nostri figli un ambiente sano, sono istanze forti e urgenti, da giustificare l’uso dell’indicativo presente. La crescita, il cambiamento, il miglioramento delle relazioni nella vita quotidiana richiedono studio, lavoro e dedizione, necessitano di aiuto, reciprocità, interazione, rete e autonomia. Per camminare avanti verso la ricerca del bene del sé e della Comunità, anche le persone più umili dovrebbero ricevere gli strumenti che favoriscono la formazione di uno spirito critico, la capacità di una lettura della realtà. Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci guidi, ci suggerisca idee e immagini future, che tracci con noi la strada che unisce il sogno al vivere quotidiano. E’ importante allora scoprire nei diversi mondi, reali e virtuali, che ci attraversano, i modelli ai quali ispirarci. Se ne trovano ovunque e per tutti i gusti. A volte ne adottiamo uno e nemmeno ce ne accorgiamo. Appartengono al mondo del cinema, dei fumetti, dello sport, (ricordiamo il medagliere delle Azzurre alle recenti Olimpiadi e Paralimpiadi), della musica, dell’arte, delle istituzioni e della politica. Sono tra loro molto diversi, per il colore della pelle, il genere, il patrimonio, la cultura e la statura morale. Tutti, però, possono contribuire ad ampliare o a limitare i diritti di un gruppo di persone. In ambito letterario, tra le scrittrici che amo di più, dal momento che scrivo su questa rivista, vorrei citare Bianca Pitzorno, nata a Sassari e dal 2000 nominata ambasciatrice Unicef. Col suo stile originale, ironico e concreto, ha attraversato, nella sua lunga carriera, mondi diversi: dai programmi per ragazzi alla Tv, ai romanzi per bambini, adolescenti e adulti. Raccontando storie di bambine e di donne che, partendo spesso da condizioni svantaggiate, con lo studio ed il lavoro si sono emancipate dalla povertà, dall’ignoranza, dalla sottomissione a quella cultura becera e patriarcale che per secoli ha costretto la donna nella gabbia della minorità. La concretezza dei personaggi, la leggerezza e l’ironia della scrittura aiutano lettrici e lettori a crescere nella consapevolezza dei diritti di una società aperta e rispettosa della persona. Man mano che si ha la possibilità di superare la soglia necessaria alla pura sussistenza, si comprende che, se pane, salute e lavoro sono diritti fondamentali, tuttavia non sono sufficienti. Al di là del pulviscolo giallo disperso nell’aria dal fiore della mimosa, una volta innescato il meccanismo della crescita spirituale, il desiderio di avere altro, di attivarsi per desiderare anche le rose è tutt’uno.

Claudia Consonni

Psicologa, collaboratrice Ierfop

 

Un sepalo, un petalo e una spina In un comune mattino d’estate, Un fiasco di rugiada, un’ape o due, Una brezza, Un frullo in mezzo agli alberi Ed io sono una rosa!

Emily Dickinson

 

 

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