Samuele Agarossi, 19 anni, arbitro di calcio con disabilità motoria: «Ho già vinto la mia partita»

Il suo principio? Non arrendersi mai. Samuele Agarossi, 19 anni di San Martino del Lago, paesino in provincia di Cremona dimostra forza, coraggio, ostinazione. Domenica 13 marzo, alle 9.30 a Cremona, Samuele arbitra la sfida calcistica della categoria «Giovanissimi Provinciali» tra Corona ed Esperia. È la sua quarta partita ma per l’Aia e la Figc di Cremona si tratta invece di una sorta di esordio ufficiale. Per Samuele è il coronamento del suo sogno nonostante una disabilità motoria che lo frena in alcuni movimenti. Ma come è riuscito a vincere i limiti imposti dalla disabilità in uno sport per antonomasia agonistico? «Ho messo da parte i preconcetti e ci ho messo tanta passione e applicazione». Lui che non è arbitro per lavoro mostra tutta la sua gioia per il suo percorso di studio visto come tra qualche mese potrà conseguire la maturità scientifica a Casalmaggiore. «Poi studierò Fisica all’università». Il calcio è la sua passione e se anche non riesce a giocarlo, vuole comunque esserne un protagonista attivo. In passato Samuele ha militato da ala sinistra nella squadra di Cingia dè Botti, un altro dei tanti piccolo comuni che costellano la zona a sud-est della provincia di Cremona. Poi lo stop, con il cuore che però ancora pulsava forte per il calcio vissuto come protagonista attivo. «Un giorno sul pullman che mi portava a scuola ho visto un cartellone» racconta il novello arbitro di calcio, «e si trattava dell’avviso dell’Aia di Cremona che stava reclutando nuovi arbitri. Mi son chiesto: perché non provarci?».

Andrea Denicoli, delegato provinciale della Figc di Cremona e Gian Mario Marinoni, capo degli arbitri di Cremona, definiscono Samuele «molto preparato e molto scrupoloso nello studio del regolamento». Samuele ci mette del suo e supera i test fisici e cardiaci per l’idoneità sportiva. Alla ridotta mobilità fisica in campo procurata dalla sua disabilità compensa con la conoscenza delle regole. Che poi applica nella pratica. «Ricordo bene le prime parole del mio presidente Marinoni» ricorda Samuele Agarossi, « quando mi chiese se fossi pronto. Mi disse: “tranquillo, che sai cosa devi fare”». E lui, sul campo, ad arbitrare in mezzo a 22 giocatori, in effetti si trova molto bene: «non sento la pressione perché per me arbitrare è un divertimento e, forse, il fatto di aver giocato fino ai 12-13 anni, di aver seguito tantissime partite (specie della mia Atalanta) e di cercare di rivedere spesso le azioni più intricate, mi aiuta molto». Diciamo che, sin qui, non ha commesso errori, come i suoi stessi superiori hanno confermato. Dalla sua c’è  un tutor a bordo campo che lo segue e l’aiuta magari quando la palla è un po’ più lontana. Quasi una sorta di Var, anche se sino a ora non ha mai avuto bisogno di chiedere un supporto. «Il tutor mi accompagnerà per altre tre partite» racconta il neo arbitro, «poi sarò da solo e questo prossimo aspetto non mi spaventa anche perché devo dire che i giovani atleti che dirigo sono molto educati e rispettosi. Un bel segnale».

Domenica 13 marzo a Cremona c’è stato l’esordio ufficiale di Samuele e c’era anche la mamma. «Lei è più emozionata di me, ma credo sia normale. In ogni modo, è un piccolo traguardo, non un punto di arrivo. Non penso alla carriera da arbitro ma penso a fare del mio meglio. E, quando non potrò più essere sul campo, potrò aiutare tanti ragazzi. Ci vogliono passione e fiducia, in sé stessi e anche da parte degli altri: io sono fortunato ad avere trovato l’una e l’altra. Davvero».

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