Oggi, 5 maggio, Giornata Mondiale dell’Ipertensione polmonare
L’ipertensione polmonare è dovuta alla distruzione, all’ispessimento parietale, al restringimento o all’ostruzione dei vasi arteriosi e provoca la cosiddetta “fame d’aria”, unita a una sensazione di fatica e stanchezza che va a compromettere tutte le azioni quotidiane.
La pressione polmonare media a riposo è di circa 14 mmHg. Si parla di ipertensione polmonare quando la pressione polmonare media supera i 25 mmHg. Questa situazione sottopone il ventricolo destro (che pompa sangue verso i polmoni) a un sovraccarico di pressione e volume che può condurlo all’insufficienza contrattile e allo scompenso.
Oggi la medicina sa curare in maniera efficace la malattia, sia dal punto di vista chirurgico che farmacologico. Tuttavia è necessario che venga diagnosticata in tempo. I sintomi aspecifici, purtroppo, non aiutano e rappresentano il vero ostacolo per una diagnosi tempestiva. Se la condizione cronica degenerativa non viene curata, questa porta a un destino infausto. Spesso non viene riconosciuta o viene sottovalutata e scambiata per altre patologie o carenze che possono indurre stanchezza.
«Si può considerare positivo il fatto che l’Italia si classifichi tra i primi Paesi per il trattamento di questa condizione» afferma Pisana Ferrari, Ceo della European Pulmonary Hypertension Association «perché da noi le terapie sono disponibili e rimborsabili. I malati di ipertensione polmonare possono, inoltre, contare su esenzioni per invalidità, reddito, e, da poco, con i nuovi Lea, anche per malattia rara». Con i nuovi Lea appena approvati, l’ipertensione arteriosa polmonare (una delle forme di IP) sarà esente. Il vero problema dell’ipertensione polmonare è che la malattia e i percorsi diagnostici sono poco conosciuti anche tra gli stessi medici. E una maggiore conoscenza porterebbe a diagnosi più precoci”.