Davide e Manuel, padre e figlio alle Olimpiadi di calcio dei sordi

Manuel e Davide Grippo

Forse la loro storia può considerarsi unica nello sport mondiale e negli annali del calcio. Di sicuro è molto bella. Manuel figlio e Davide padre hanno partecipato assieme ai Deaflympics, i Giochi olimpici dedicati ad atlete e atleti sordi svolti in Brasile. I due hanno giocato nella Nazionale di calcio.

Davide Grippo, 38 anni, è il capitano della Nazionale e Manuel Rau, 17 anni, è suo figlio. «Il giorno della partita con l’Iran» ricorda Davide, «sono entrato nello stadio di Caxia do Sul con la squadra e con me c’era Manuel: è stata una emozione incredibile». Non meno intensa di quella che sentiva Manuel: «proprio in Brasile abbiamo giocato per la prima volta insieme in una partita ufficiale. Per me è già un sogno vestire la maglia azzurra, rappresentare i sordi d’Italia nello sport più popolare e seguito ma è ancora più bello indossarla con mio padre che da sempre mi appoggia e mi aiuta a tirare fuori il meglio di me. Non trovo nemmeno le parole per poterlo raccontare».

Proprio in Brasile, hanno fatto meglio di Rivaldo e Rivaldinho, i due fuoriclasse brasiliani padre e figlio, che riuscirono a far parte della stessa squadra. Giocarono però insieme in serie B, senza raggiungere la Nazionale verdeoro.

La storia di Davide

Davide è uno dei veterani del calcio per atleti sordi con oltre trenta presenze fra gli Azzurri e ha già partecipato alla precedente edizione dei Giochi, in Turchia nel 2017. «Lo sport è stato fondamentale, l’ingrediente speciale nella mia vita. I miei modelli calcistici, a livello umano e sportivo sono stati Daniele De Rossi per l’attaccamento e per l’anima che dava quando era in campo. Poi Francesco Totti per l’eleganza e la sicurezza».

Lo sport dei sordi non è conosciuto e considerato come dovrebbe. Forse per la poca informazione. E per le difficoltà che gli atleti devono affrontare. Per esempio, non essendo professionisti, per partecipare ai Giochi devono prendere le ferie. E non sempre è possibile.

Originario di Roma, Davide Grippo lavora alle Poste e si è trasferito a Siena dove è nato Manuel. «La mia è una famiglia di udenti» sottolinea ancora Davide, «mia mamma è logopedista e mio padre impiegato all’università. Ho anche due fratelli, ma sono l’unica persona sorda della famiglia». Lui non lo ha mai sentito come un peso. «L’ho trasformato in un punto di forza, sono sempre stato un ragazzo positivo e cerco di portare felicità».

Esperienze e vissuti diversi

Per Manuel, la partita a Rau è stato l’esordio in Nazionale. E ora si prospetta un bel futuro con la maglia azzurra nella squadra allenata da Igor Trocchia, bravissimo allenatore noto anche per la sua guerra al razzismo, nominato Cavaliere dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«Diversamente da mio papà» racconta Manuel, «sono nato e cresciuto in una famiglia di persone sorde. Fin da piccolo vedevo mio padre in campo con un pallone e così ho iniziato a giocare quando avevo quattro anni e mezzo e non ho più smesso». Hanno due ruoli diversi: Davide centrocampista, Manuel attaccante. Studia Economia sportiva all’Istituto Bandini di Siena. «La sordità pone delle difficoltà nella vita, soprattutto in questo periodo, per il Covid. Con l’uso della mascherina» lamenta Manuel, «non riesco a capire la gente se non la abbassano o non utilizzano quelle trasparenti che però sono poco diffuse». Le difficoltà esistono per essere superate e lo sport è molto importante soprattutto perché ci sono le diversità. Il suo modello calcistico è Zaniolo.

Dal 1924 si svolgono le Deaflympic

Le Deaflympics sono uno degli eventi non solo più importanti ma anche più antichi dello sport mondiale. La prima edizione si è svolta nel 1924 a Parigi. A Caxia do Sul, città del Rio Grande do Sul fondata da immigrati italiani si è arrivati alla edizione numero 24. La delegazione italiana era composta da 85 fra atlete e atleti. Per Davide potrebbe essere l’ultima edizione dei Giochi. «L’esperienza in Brasile è stata bellissima, nonostante le difficoltà, ma la passione aiuta a superarle sempre. Per ora non guardo al futuro, mi godo le emozioni fortissime vissute in questi momenti ai Giochi. Comunque, grazie a Manuel è come se fossi anche io in campo».

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