A Torino, in tribunale si difende l’accusato di essere un falso cieco

Vi ricordate il caso della denuncia effettuata dalla Guardia di Finanza nei confronti di quello ritenuto un falso cieco che girava per il suo quartiere e guardava il lato B delle ragazze quando le incrociava per strada? Il suo caso è ora dibattuto in tribunale. E lui si difende: «le persone non conoscono il mondo dei ciechi. Con il tempo impariamo a muoverci con autonomia, soprattutto nel quartiere in cui viviamo e dove ci sentiamo più sicuri».

La vicenda

Lui, sessantenne torinese finito sul banco degli imputati con l’accusa di truffa ai danni dell’Asl non ci sta. Secondo il pm Gianfranco Colace, invece, l’uomo «con artifici e raggiri» sarebbe riuscito a ottenere una pensione d’invalidità tanto che in quattro anni, dal 2014 al 2018 avrebbe incassato illecitamente circa 30mila euro. Gli uomini della Guardia di finanza nella loro relazione hanno messo in luce comportamenti dell’uomo in contrasto con quanto riportato sui documenti che ne attestano l’invalidità. Nella relazione si scrive che scattasse fotografie, pubblicasse selfie e video sui social e per strada si girasse a rimirare le ragazze. Tutto questo nonostante risulti essere «cieco assoluto» come attesta la Commissione medica dell’Asl Torino 1.

La difesa

Secondo l’avvocato Roberta Alba che difende il sessantenne, gli investigatori si sarebbero basati «su luoghi comuni» per contestare l’invalidità. E a spiegare meglio il concetto al giudice del tribunale è stato lo stesso accusato. «Abito in corso Vercelli da 30 anni e conosco la zona. Uso il bastone ma in alcuni momenti mi muovo agevolmente anche senza. Non ne ho bisogno per entrare nel bar in cui vado a prendere il caffè. Sono iscritto all’Unione ciechi e ho frequentato diversi corsi. Ho acquisito sempre maggiore autonomia. Il sistema per muoverci, noi ciechi, lo troviamo». Incalzato dal Pm, l’uomo ha illustrato alcuni esempi: «la strada la attraverso con le orecchie, sento se arrivano le auto e quando non sono sicuro chiedo aiuto. Le monete? Le riconosco dal tatto». E ancora: «come è possibile che scatti fotografie al mio cane? Ha un campanello al collo che mi permette di capire dove si trova. Sono un ex fotografo, posso scattare immagini bendato».

Il giudice gli ha poi ricordato le foto e i video sui social in cui si mostra mentre taglia legna. «Sono i miei nipoti e mia moglie ad aiutarmi a fare i video e postarli. Dopo la denuncia li ho tolti perché mi sono spaventato. È vero, sego il legno: ma solo tagli dritti e non eseguo sagome o curvature. L’unico sbaglio che ho commesso è mettere alla mia Lessi la pettorina di cane guida: non lo è, l’ho addestrata io e con lei mi sentivo più tranquillo». Il verdetto fra tre settimane.

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