Spotify ora punta alla conquista del mercato degli audiolibri

Dopo la musica e i podcast, ora Spotify mira al settore degli audiolibri. I movimenti si erano intuiti quando già diversi mesi fa era stata acquisita Findaway, una società specializzata proprio nella produzione di questo tipo di contenuto. Spotify è un colosso mondiale svedese specializzato nel servizio musicale offerto in streaming on demand. Possiede i diritti di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti come Sony, Emi, Warner Music Group e Universal. Lanciato nell’ottobre 2008 dalla startup svedese Spotify AB, il servizio al 10 giugno 2015 contava oltre 75milioni di utenti.

La nuova scommessa

Ora quindi la scommessa con gli audiolibri. Si ipotizza che qualche titolo sarà gratuito mentre gli altri potranno essere consumati solo con un abbonamento premium. Il mercato degli audiolibri esiste già da diverso tempo ma non è esattamente economica: le offerte che si avvicinano di più a quello che è Netflix per la Tv (o Spotify per la musica e i podcast, appunto) sono intorno ai 9.99 euro. Il catalogo è però piuttosto limitato e questo soprattutto in lingue diverse dall’inglese. Le implicazioni dell’entrata in gioco di un concorrente del calibro di Spotify prospettano quindi potenzialità interessanti per l’intero settore e questo a tutto vantaggio per il consumatore finale.

Il mercato attuale degli audiolibri

Benché gli audiolibri siano molto meno diffusi dei podcast, il valore complessivo del settore (secondo le ultime ricerche dell’associazione di settore Apa, Audio Publishers Association) nel 2021 è arrivata a generare 1,6 miliardi di dollari. Con un considerevole +25 per cento rispetto all’anno precedente. Facendo un paragone con il fatturato dei podcast nello stesso periodo, questo è stato di 1,45 miliardi. Spotify ritiene però come il potenziale sia molto più alto e la società crede di poterlo far crescere fino a 9 miliardi.

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