Valentina Incani, da ascoltatrice a speaker di Radiolina: «quando pensate di non riuscire è proprio in quei momenti che ce la fate. E brillate»

Nella foto, Valentina al lavoro

«Quando mi hanno diagnosticato la retinite pigmentosa (Rp) avevo due anni e mezzo. Ad accorgersene fu mia madre, perché quando mi chiamava io andavo dritta avendo la visione laterale già compromessa. Il primo pensiero dei miei genitori fu che fossi sorda. Durante una visita però il pediatra, muovendo delle chiavi, si accorse subito che mi giravo seguendo il suono: capì quindi che il problema era la vista. La diagnosi, fatta al Gaslini di Genova fu, appunto, retinite pigmentosa.»

Comincia con queste parole il racconto di Valentina Incani, giovane speaker radiofonica di Radiolina (l’emittente radiofonica di Cagliari) affetta da retinite pigmentosa. Nell’intervista che ha rilasciato al nostro giornale c’è tutta la grinta e la sensibilità di una ragazza che ha dalla sua un’energia dirompente e un’incrollabile fiducia nella vita condita da una generosa dose di ironia.

Nata a Cagliari nel 1987, laureata in Scienze giuridiche, da bambina si innamora della radio che i genitori ascoltano in macchina e registrano su cassetta.

«Alla radio ti affezioni, diventa un po’ la tua seconda casa. Io ora ho la fortuna di lavorare con la radio che ascoltavo da bambina.»

Da ascoltatrice a speaker

«Come si è capito, parlo tantissimo (ride). Amo parlare con le persone, ascoltare le loro storie, farle mie. Si pensa che per lavorare in radio basti aprire il microfono e parlare: niente di più sbagliato. A volte un minuto può sembrare lunghissimo. Per questo ci sono delle tecniche da imparare: come è strutturato un clock (struttura oraria che scandisce nel dettaglio i tempi dei contenuti di ogni programma ndr.) quando parlare, quando stare zitti, c’è tutto un mondo dietro la radio che mi ha affascinato fin da subito.»

Il rapporto con gli ascoltatori

«L’interazione con chi ci ascolta per me è la base di tutto. Quando mi dicono “mi fai stare bene” capisco di aver fatto al meglio il mio lavoro. Regalare gioia e serenità durante le tre ore in onda (dalle 15 alle 18, ndr.) soprattutto in questo periodo storico è ciò che ho vissuto da ascoltatrice e che cerco di portare nelle vite di chi mi segue in trasmissione.»

La collaborazione con Radiolina

«Dopo aver concluso il corso per centralinista non vedente presso l’ente di formazione Ierfop di Cagliari nel 2017, ho deciso di inviare il mio curriculum radiofonico. È successo un po’ per caso, proprio mentre ero nel bar sotto gli studi della radio. Tra l’altro l’ho girato persino al direttore di Videolina, Emanuele Dessì) per assicurarmi che arrivasse a destinazione. Ho iniziato con le sostituzioni, la prima fu del collega Cristian Asara a febbraio 2019. Da quel momento io e Radiolina non ci siamo più lasciate. Per citare un brano di Neffa: “Io e la mia Radiolina stiamo bene insieme” (ride).

Collaborare con una radio che è da 47 anni non solo nelle case ma anche nei cuori dei cagliaritani e dei sardi per me è un privilegio. Non lo considero semplicemente un lavoro ma una vera e propria cura.

Affrontare la disabilità

«Quando nel 2016 ho cominciato il corso per centralinista non vedente presso Ierfop ero spaventata. L’idea di dover studiare Braille, di dovermi confrontare con un mondo che mi ricordava continuamente che avrei potuto perdere completamente la vista, mi faceva molta paura. Mi sono scoperta arrabbiata, spesso ho reagito in modo impulsivo. Per me il Braille, l’utilizzo del bastone bianco, erano delle cose che a livello psicologico mi devastavano. Poi è successo che sono stata presa per mano, indirizzata, compresa, anche coccolata, e ho capito che tutto ciò che stavo imparando durante il corso poteva tornarmi utile nella vita di tutti i giorni. Potevo quasi vantarmene, sai, come se il Braille fosse la quarta lingua dopo inglese, francese e spagnolo.»

Convivere con la Retinite pigmentosa

«Non è sicuramente una cosa piacevole. Devi adattarti, devi vivere la vita in base a quello che hai, plasmare tutte le tue scelte, tutte le cose che fai in base a “lei”. Perché “lei” è silente, spesso crudele, decide di peggiorare e ti porta via delle cose che poi non ti restituisce. Ma nel suo essere così… infima, ti fa rendere conto di quanto sia prezioso ogni momento. Ogni traguardo che raggiungi, pure se conseguito con tante difficoltà, ti fa capire davvero quanta forza hai dentro. E quanta voglia hai di afferrare la vita e godertela appieno.

Vorrei consigliare

Quello che mi sento di consigliare a chi come me deve vivere con una malattia invalidante è “ascoltarsi”. Inseguire i propri sogni e fidarsi. Fidarsi delle persone che entrano nelle nostre vite, perché hanno sempre da insegnarci qualcosa, sono lì per accompagnarci, non per giudicarci. Io ho la fortuna di avere molti amici e grazie al mio lavoro mi imbatto in tante storie, conosco tante persone, e non mi sono mai sentita inferiore. In ogni persona che incontro vedo una possibilità. Vi dico di fare lo stesso con la retinite pigmentosa: vedetela come una possibilità. La vita è una sola e vale la pena viverla. Circondatevi di allegria e di vibrazioni positive. Non scoraggiatevi quando vi sembra di non farcela. Considerate il bicchiere mezzo pieno.  Se il vino vi sembra poco, e forse lo è, travasatelo in un bicchiere altrettanto piccolo: vi assicuro che il vino traboccherà.»

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