Storia di Marina, poetessa non vedente: “la poesia è ossigeno per l’anima”

Marina Lecca

Una qualifica di centralinista non vedente e un talento per la poesia in “limba”. Marina Lecca, 35 anni, originaria di Burcei (un paesino di montagna in provincia di Cagliari), ci racconta come è nata la sua passione per i versi in lingua sarda.

L’imprevedibilità della vita

«Dopo la scuola media avevo iniziato il liceo socio pedagogico senza però portarlo a termine perché il destino, come spesso accade, decide di cambiare le carte in tavola.

La mia adolescenza e stata come un viaggio sulle montagne russe. A 14 anni mi sono ritrovata a dover affrontare un intervento al cervello per esportare una massa che stava comprimendo i miei nervi ottici. Ho perso la vista gradualmente ed è stato come cadere nel tunnel che porta alla tana del Bianco Coniglio in Alice nel Paese delle Meraviglie. Solo che il tunnel era molto più oscuro e non c’erano meraviglie alla fine. L’ultima cosa che ricordo di aver visto sono stati due cavalli che passeggiavano in una recinzione tutta verde, fuori da una finestra dell’ospedale.»

Ricordi felici

«Prima di perdere la vista giocavo a basket e scorrazzavo per le vie del mio paese con la bicicletta. È tra le cose che mi mancano di più. Se dovessi scegliere il mio ricordo più bello, quello con la R maiuscola, sarebbero proprio le lunghe passeggiate in bici su cui andavo senza mettere le mani sul manubrio. Roba da pazzi direi! (ride).»

La mia vita da non vedente

«Come canta Max Pezzali, “La vita è complicata come una lunga corsa a ostacoli dove non ti puoi ritirare ma soltanto correre con chi ti ama accanto a te.”

Oggi dico grazie alla mia famiglia e ai miei amici perché senza di loro non saprei come fare. Quando il buio entra a far parte della tua vita ti stravolge tutti i piani. Ti senti travolgere dalla rabbia e dall’amarezza. Nella tua mente si affollano una serie di “perché”, ti sembra di impazzire. Poi però devi trovare il modo di reagire ed essere forte: il mio motto è “barcollo ma non mollo” (ride).

Al mattino, quando ti svegli, devi costruirti mentalmente un programma tutto tuo. Entri in un’altra prospettiva. Il tuo mondo è fatto di sintesi vocali, braille, ausili. Insomma, ti organizzi la giornata al meglio delle tue possibilità».

Nella foto, una tegola lavorata da Marina Lecca

La scintilla della poesia

«Dentro, mi è cresciuta un’incredibile voglia di fare, di esplorare, di vivere la vita appieno. Certo ci sono dei giorni no anche per me, come per tutti, ma vado avanti coltivando le mie passioni. Da quando ho perso la vista ne ho scoperto di nuove: una di queste è la poesia. È ossigeno per la mia anima, la mia valvola di sfogo. La vena poetica l’ho scoperta così, per gioco, mi divertiva scrivere rime baciate e un giorno ho deciso di pubblicarle su Facebook. Grazie al sostegno di amici e amiche, dopo aver scritto una montagna di versi in italiano e in sardo, mi sono ritrovata a pubblicare due libri».

I libri

«Attraverso la poesia cerco di far capire a chi legge come vive una persona non vedente. I miei libri sono auto pubblicati. Nel primo, “I pensieri di Marina”, come anticipa il titolo, sono raccolti i miei pensieri nero su bianco. Il secondo, “Su coru et sa menti” nasce dalla combinazione di cuore e mente ed è una raccolta di versi in sardo. Racconto del mio paese, Burcei, di cose che ho visto, vissuto e conosciuto».

Qualche verso in limba
«Sulla mia pagina Facebook potete trovare molti dei miei versi. Ve ne lascio qualcuno a cui sono molto legata, perché esprimono ciò in cui credo. I titoli sono:

“In custu viagiuki e sa vida

Sa cruxifeiki sia prus ligera

Affrontendi prus foti sa vida

Deus Aresaus una preghiera

E a sa Vergini implorat guida

Ca additorrat sperantza vera

Donaisi luxi in custu caminu

Sinniorino strubellu divinu”».

Le creazioni a mano

«Oltre alla poesia ho scoperto la passione per l’arte, per le creazioni utilizzando il Das e poi l’argilla arrivando infine ai quadri materici, alla pittura delle tegole e al mosaico con cui mi diletto da due anni a questa parte. Creare mi rilassa e mi riempie di energie positive e mi dà un’enorme soddisfazione quando finalmente il lavoro è concluso.»

Vivere da non vedente a Burcei

«Il mio paese purtroppo ha molte barriere architettoniche e sono pochi i luoghi accessibili. È però pur sempre il posto dove sono nata e cresciuta e qui ho la mia famiglia, i miei amici, la mia vita. Sono uno spirito libero, mi interesso di molte cose sia qui in paese che a Cagliari: laboratori e mercatini, corsi organizzati dallo Ierfop (oltre al corso di centralinista ho seguito quelli di cucina e ceramica).

Cosa mi aspetto dal futuro

«Vivo giorno per giorno e spero di poter lavorare come centralinista poi, chissà. Il resto verrà da sé. Nel frattempo sogno».

Roberta Gatto

Lascia un commento