Progetto Uniwording per una lingua dei segni universale

L’idea di creare una gestualità universale che permetta alle persone sorde di abbattere le barriere linguistiche era nata già dieci anni fa e oggi prende forma nel progetto Uniwording. L’ideatrice del progetto e copresidente Mirella De Paris definisce la nuova lingua «semplicissima da apprendere».

Un linguaggio dei segni globale

«A tutti noi è capitato nella vita di farci capire attraverso la gestualità perché se le parole non funzionano, dobbiamo per forza usare le mani. Allora tanto vale condividere una gestualità universale», spiega Mirella De Paris. «Faccio un esempio: siamo in Cina e dobbiamo entrare in farmacia e farci capire senza conoscere il cinese perché ci serve un prodotto. Allora andiamo dal farmacista e facciamo il segno che indica quello che ci serve. Ed è semplice. Io sono riuscita a comunicare in un paese in cui avrei avuto bisogno di un interprete».

Il progetto

Uniwording nasce dieci anni fa e prende vita dopo lunghe ricerche e revisioni. «Abbiamo dovuto scegliere che vocabolario di 1.500 segni da mettere in uniwording” prosegue l’ideatrice, «dopodiché quali segni utilizzare per ogni parola e così abbiamo selezionato dalle varie lingue quelli più intuitivi da imparare. Abbiamo preso da tutte le zone del mondo».

Le carte

Per facilitare l’apprendimento dei segni sono state realizzate delle carte illustrate.

«Io collaboro con uniwording occupandomi della parte illustrativa delle carte», racconta l’illustratrice Elanor Burgyan, «realizzo le immagini delle parole e mi occupo anche di illustrazioni didattiche, quindi del segno. Un disegno molto essenziale, preciso, in modo da indicare proprio la parola che si vuole poi imparare».

Pochi minuti per imparare

«È facilissima da apprendere» sottolinea ancora Mirella De Paris, «tant’è che abbiamo fatto un esperimento di recente: dopo aver preparato un cartellone con venti segni da imparare in 10 minuti, ci siamo detti ‘forse abbiamo esagerato’. Invece è possibile e anziché apprenderli in 10 minuti, le persone spesso ne impiegano 5».

Insomma, una lingua realmente inclusiva e alla portata di tutti che, come l’Esperanto, potrebbe facilitare la comunicazione tra e con le persone sorde in tutto il mondo.

Roberta Gatto

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