Con un linguaggio fatto di suoni, i videogiochi diventano accessibili ai non vedenti

Una app per far giocare a Fifa i non vedenti. La fantasia e il desiderio si trasformano in realtà soprattutto per i più giovani appassionati di calcio e che sul video e con joy stick si sentivano esclusi. A rendere tutto realtà è Novis, la start up di Arianna Ortelli, Marco Andriano e Moreno Gregori.

Ma come è possibile insegnare i videogiochi ai non vedenti? Arianna Ortelli non ha dubbi: «si crea un linguaggio con i suoni». Si era cominciato con il ping pong e si poteva giocare persino con lo smartphone impiegato come una racchetta. A seconda del colpo, la pallina emetteva suoni diversi. Basta usare delle cuffie stereo e chi gioca capisce da che lato arriva la pallina permettendogli così di rispondere al colpo.

Si trattava di una app sperimentale ma da questo inizio si è arrivati ad avvicinarsi meglio alla realtà dei non vedenti mettendo così le basi per altre applicazioni. Un esempio? Il caro, vecchio, Supermario. Poi si è continuato con Camilla, un cane guida virtuale. Avvisa in anticipo il giocatore degli ostacoli e delle opportunità in un percorso virtuale. Riproducendo la realtà di tante persone non vedenti che hanno così l’opportunità di esercitarsi anche se solo virtualmente.

Oggi l’obiettivo di Novis è creare un linguaggio universale dei suoni da vendere alle aziende che producono videogiochi. Con quel linguaggio, ogni suono acquista un valore positivo o negativo così da sostituire il linguaggio della grafica. Per le persone ipovedenti è molto importante creare uno standard ed è quello su cui sono ancora impegnati alla Novis.

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