Il rapporto Ocse: senza laurea le donne penalizzate nel lavoro

Laurearsi conviene? Decisamente sì, perché aumentano le possibilità di occupazione e con essa anche lo stipendio. E se questo si registra in generale, in particolare vale per le donne. Agli uomini può bastare anche il solo diploma di scuola media per trovare un impiego, alle donne no. E a dirlo sono, appunto, le statistiche messe a disposizione dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Delle donne ferme alla terza media, una su tre lavora. Il 70 per cento invece delle laureate ha un impiego stabile. Un trend più marcato rispetto gli uomini che invece vede il 64 per cento contro 71 per cento dei laureati. Numeri e dati raccolti nel rapporto del 2021 di«Education at a Glance» curato, appunto, dall’Ocse.

I numeri

Intanto si parte con un dato poco lusinghiero: l’Italia ha meno della metà dei laureati rispetto gli altri Paesi: solo un adulto su 5 (il 20 per cento della popolazione attiva fra i 25 e i 64 anni) contro il 41 per cento della media Ocse. E questo nonostante sia proprio la laurea a garantire un posto di lavoro sicuro: chi finisce almeno la triennale ha il 20 per cento in più di possibilità di trovare un impiego rispetto a chi ha fatto la terza media (contro il 26 per cento della media Paesi Ocse) e il 6 per cento in più rispetto a un diplomato alle superiori (negli altri Paesi è l’8 per cento).

Le lauree più richieste dal mercato

Mentre negli altri Paesi le lauree più diffuse sono le triennali (19 per cento contro un 14 per cento di magistrali), da noi l’introduzione del cosiddetto 3+2 (riforma Berlinguer) si è tradotta di fatto solo in un allungamento del percorso universitario visto che appena il 5 per cento ha in tasca «solo» la laurea triennale contro un 14 per cento di laureati magistrali. Inoltre, mentre nella maggior parte dei Paesi Ocse i corsi di laurea più gettonati sono quelli economici, gestionali e politici, in Italia uno studente su cinque sceglie un indirizzo letterario o artistico.

Il titolo di studio più richiesto è quello in ambito sanitario e sociale (89 per cento di occupati). Subito dietro, i laureati in tecnologie dell’informazione e della comunicazione (88 per cento di occupati) che però sono pochissimi (due per cento dei laureati contro una media Ocse del 6 per cento).

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