La donna che lavora fatica il doppio e guadagna la metà

In Italia, oggi una donna lavoratrice ha un sostanzioso gap rispetto i suoi colleghi uomini viste le differenze di stipendio superiori al 50 per cento. Il dato emerge da un campione raccolto su 1.060 persone promosso dalle Acli nazionale attraverso il Coordinamento donne e l’Area lavoro. Si è arrivati quindi a tracciare un profilo articolato della disparità retributiva di genere e per far capire meglio il concetto, l’ha diffuso con un titolo efficacemente allusivo: «Lavorare dis/pari».

I dati

A parlar chiaro e a dare una fotografia esaustiva della situazione, ci sono i numeri: le lavoratrici che guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese sono il 60,4 per cento di tutte le donne del campione. Sotto quella soglia retributiva, invece, si colloca solo il 27,8 per cento degli uomini. E la situazione non migliora se si considerano i livelli più alti dei compensi: guadagna infatti più di 2.500 euro il 18 per cento dei lavoratori, quasi il doppio delle donne. Quelle (poche) che entrano in quel range sono solo il 9,3 per cento dei casi.

I dati per età

La schiera di donne con stipendi sotto l’asticella dei 1.500 eurosi infoltisce al decrescere dell’età. In pratica, si arriva all’81,5 per cento di chi ha meno di 35 anni, contro una percentuale di coetanei uomini che non supera i 47 punti. E non si pensi che aumentando l’età delle donne, questa le porti ad avere un aumento della retribuzione. Affatto, perché anche nelle fasce d’età più adulte, le differenze retributive donna-uomo si mantengono inalterate e sono vicine ai 40 punti percentuali.

Profili

L’indagine Acli ha fissato l’attenzione anche sui profili degli impiegati. Risultato? Anche in questo caso emerge di nuovo una spiccata penalizzazione delle donne. Con in più la scoperta, piuttosto inattesa, che retributivamente il settore privato è decisamente “più maschilista”. Guardando infatti a stipendi al di sotto dei 1.500 euro, si vede come un’impiegata stabile del pubblico impiego si colloca in quel range retributivo nel 22,3 per cento dei casi contro il 48,7 per cento se la sua attività si svolge nel comparto privato.

È evidente quindi come in entrambi i casi, il gap di genere permane. Perché gli uomini nella stessa condizione lavorativa stanno sotto ai 1.500 euro rispettivamente nel 16,9 e nel 22,6 per cento dei casi.

E poco può essere consolatorio scoprire come lo scarto retributivo uomo-donna sia solo di 5,4 punti percentuali nel settore pubblico e quasi cinque volte in più (26,1) nel privato.

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