Dalla Cina il guanto per toccare la realtà virtuale

Un guanto che, se indossato, trasmette una serie di impulsi elettrici al cervello attraverso le dita. È lo straordinario dispositivo messo a punto da un gruppo di ricercatori cinesi dell’azienda Tencent.

L’obiettivo è far percepire persone , animali e oggetti della realtà virtuale come se fossero veri e migliorare l’esperienza virtuale anche nel quotidiano, ad esempio mentre si guarda un film o si gioca a un videogame.

Come funziona

Questo particolare modello di stimolatore elettrotattile, come si legge nell’articolo pubblicato sulla rivista Science, «genera direttamente corrente elettrica in una regione localizzata all’interno della pelle» da qui gli impulsi «sono interpretati dal cervello come stimoli tattili». Si possono così suscitare sensazioni differenti come vibrazione, tocco, formicolio, prurito e pressione. Il dispositivo elettrotattile è costituito da una serie di elettrodi inseriti su un guanto di gomma. Su ogni polpastrello è presente un circuito stampato sottile e flessibile che consente agli elettrodi di venir adattati anche a superfici più ampie, come il palmo.

Le esperienze riprodotte

È stato possibile riprodurre quindi, la sensazione di accarezzare un gatto e di essere leccati dall’animale sulla punta delle dita. La possibilità di percepire diversi tipi di ruvidità ha inoltre aperto nuovi scenari per quanto riguarda lo shopping virtuale. Ma non solo.

Secondo i ricercatori, il dispositivo potrebbe essere un valido ausilio per le persone ipovedenti e cieche. In che modo?

«Uno dei principali problemi affrontati dai non vedenti durante l’apprendimento del braille è la disconnessione tra i sistemi utilizzati per la lettura e la scrittura» si legge nella ricerca. «Sfruttando la capacità di evocare sensazioni tattili con un controllo spazio temporale ultrafine, con il nostro strumento proponiamo un sistema di lettura tattile costituito da numeri e lettere resi come tratti che imitano l’ordine in cui sono scritti».

Un aiuto per chi non vede

«Questo approccio» spiegano gli scienziati, «che definiamo “font Braille”, fà uso dell’illusione di continuità tattile per cui gli input sensoriali distinti nello spazio e nel tempo sono naturalmente messi insieme dal nostro sistema somato sensoriale per formare una sensazione continua».

In altre parole, si tratta di un normale alfabeto che però risulta scomposto in segni, ad esempio per scrivere una “A”, la combinazione sarà la seguente: una linea diagonale sinistra, una linea diagonale destra e una linea orizzontale.

Non è necessario che le tre linee siano disposte graficamente a formare una “A”, poiché sarà il dispositivo a riconoscere la sequenza e a dare la forma alla lettera. Ecco che quindi anche le persone con disabilità visiva potranno scrivere come se vedessero.

E per quanto riguarda la lettura?

Tornare a leggere l’alfabeto

«Utilizzando il font Braille» proseguono i ricercatori, «i non vedenti sarebbero in grado di utilizzare lo stesso sistema alfabetico per leggere e scrivere».

Infatti, il font Braille permette di percepire le parti da cui sono composti numeri e lettere come un’unica forma. Il dispositivo trasmette le singole parti al nostro cervello (linee e semicerchi), che però ce le restituisce attraverso una sensazione continua nello spazio e nel tempo. Un po’ come avviene con la lettura visiva, in cui il cervello mette assieme le parti di cui sono composte le singole lettere e i numeri per restituirci l’informazione completa.

Il sistema creato dai ricercatori cinesi potrebbe quindi affiancare il classico Braille agevolando così l’approccio alla lettura e alla scrittura da parte di milioni di persone con disabilità visiva.

Roberta Gatto

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