Intelligenza artificiale e cura delle patologie oculari

Le potenzialità dell’intelligenza artificiale applicate alla diagnosi e alla cura delle patologie oculari sono costante oggetto di studio da parte degli esperti. Se n’è parlato nel corso del 101° Congresso nazionale della Società Italiana di Oftalmologia (Sio) ospitato a Roma.

In particolare si è parlato del glaucoma e si sono approfondite le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e delle forme di glaucoma meno note.

La patologia

Il glaucoma è una patologia provocata dall’aumento della pressione interna dell’occhio. A livello mondiale interessa circa 55 milioni di persone (di cui circa un milione in Italia) ed è la seconda causa di disabilità visiva e cecità. Fatta eccezione per la forma acuta, la malattia insorge e si sviluppa in assenza di sintomatologia. Nell’eventualità di intercettare precocemente la patologia, evitando le conseguenze più gravi, assumono quindi un ruolo fondamentale i controlli periodici completi.

Il ruolo dell’Ia nella diagnosi

In che modo l’intelligenza artificiale può contribuire nella diagnosi? Lo ha spiegato il medico Carlo Giuliani, chirurgo: «i progressi nell’Ia hanno permesso lo sviluppo di algoritmi che corrispondono o probabilmente superano le prestazioni umane nell’interpretazione dei dati medici. L’oftalmologia è stata in prima linea in questa rivoluzione e lo screening della retinopatia diabetica è emerso come un caso del suo uso preventivo».

In professor Dinesh Kulmar ha sviluppato un algoritmo di intelligenza artificiale basato sul presupposto che il glaucoma alteri il riflesso fotomotore diretto. Grazie a un software, si misura la capacità della pupilla di adattarsi alla luce ambientale rilevando minuscoli cambiamenti nella dimensione della stessa in 10 secondi.

Tuttavia, Carlo Giuliani specifica come «l’utilizzo di strumentazioni informatiche oggi sono molto utili a carattere predittivo, ma può tradursi anche in un rilevante strumento terapeutico oggi ancora in fase molto embrionale ma dalle grandi potenzialità».

Emanuele Boi

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