A Domu ‘e Aiau, a Casa di Nonno, un seminario sugli stili di vita saluto genici

Statisticamente, nelle ultime due decadi, a livello globale, si rileva un incremento dell’aspettativa di vita. A favorire questo fattore vi è stata un’azione verso una serie di patologie trasmissibili aggiunto al lavoro fatto per incidere sulla mortalità infantile. Nel panorama europeo però, in questo lasso di tempo l’aspettativa di vita non è coincisa con l’aspettativa di vita in salute. Le cause di questa rilevazione sono da ascriversi in particolare a tutte quelle patologie non trasmissibili che incidono pesantemente sulla qualità della vita delle persone.

Da un confronto tra i dati relativi all’aspettativa di vita media, emerge ora quanto si sia ristretto il divario tra l’aspettativa di vita alla nascita e all’età di 60 anni in Italia. Si tratta di un dato che rappresenta in modo preponderante quanto il miglioramento delle condizioni di vita, la riduzione della mortalità infantile e di molte azioni attuate in passato abbiano contribuito a ottenere questo risultato.

L’inattività fisica e la sedentarietà della popolazione rappresentano invece una delle cause dell’incremento delle patologie croniche non trasmissibili, altre cause le possiamo trovare nell’alimentazione e negli stili di vita.

«Il progetto “Sa domu ‘e aiaiu”» spiega il presidente della Comunità della Longevità Roberto Pili, «nasce dal desiderio di potenziare le aree rurali attraverso dei luoghi di incontro, di scambio e formazione attiva così da guidare le generazioni longeve alla riscoperta di un proprio spazio dotato di senso, orientato alla riattivazione psico-motoria così come le giovani generazioni dovranno essere portate alla conoscenza dei fattori biopsicosociali». Tutto questo, « attraverso un approccio inter-generazionale» sottolinea ancora Roberto Pili, «al fine di invertire il trend attuale dove si vede il divaricarsi della forbice tra il prolungarsi della vita media e l’invecchiamento in salute».

Tra gli elementi centrali del progetto vi sarà quello di riconoscere nello scambio intergenerazionale quanto emerge nel confronto tra le nuove generazioni e le persone che hanno raggiunto un invecchiamento di successo. I momenti di confronto previsti nascono in luoghi specifici derivanti dal concetto di “casa campidanese” e di “friendly places to live” luoghi amichevoli e impregnati di un vissuto rurale connotato da un ampio senso di comunità.

Lascia un commento