A Reggio Emilia un bar gestito da persone sorde

L’iniziativa, nata dall’incontro di Francesco, Rudy e Irma ha sfidato la crisi post pandemia confermandosi come una bella realtà imprenditoriale capace di abbattere barriere e stereotipi legati alle disabilità. Dopo il ristorante gestito da persone con autismo, ora questa nuova realtà inclusiva.

Un posto speciale

Non solo buon vino e prodotti a kilometro zero, ma un ambiente tranquillo e rilassante in cui riscoprire il piacere di gustare una cena o sorseggiare un aperitivo immersi in un’atmosfera accogliente, senza barriere architettoniche o rumori a disturbare la comunicazione. Fermarsi da Anma significa ritrovare sapori antichi ed entrare in contatto con una realtà ancora poco conosciuta, quella dell’imprenditorialità delle persone sorde. I tre titolari Francesco Grasso, 43 anni, Irma Filippetto, 51 anni e Rudy Orlandini, 31 anni hanno infatti pensato ad Anma come a un’occasione di inserimento delle persone sorde nel mondo del lavoro.

«I sordomuti sono inclusi nella società, ma non ben integrati e i datori di lavoro assumono persone diversamente abili preferendo quelle udenti così da non rendere la comunicazione un problema» è l’amara constatazione di Francesco.

Se un locale gestito da persone sorde può sembrare un paradosso, infatti, questo bar enoteca dimostra l’esatto contrario: le ordinazioni vengono prese senza alcuna difficoltà dal personale che legge il labiale e comunica utilizzando la Lis o la scrittura (con carta e penna o cellulari).

L’obiettivo di Anma, quindi, non è solo quello di proporre ai propri avventori prodotti enogastronomici sostenibili, ma permettere alle persone di conoscere il mondo della disabilità uditiva in un’ottica priva di pregiudizi.

L’impegno dei tre soci fondatori ha trovato conferma quest’anno alla Milano Wine Week dove il locale ha ricevuto il premio in memoria di Piero Prenna, storico responsabile dei vini della comunità di San Patrignano.

Il wine bar di Reggio non è però l’unico gestito da persone sorde in Italia. Lo stesso Francesco aveva iniziato nel 2015 la propria attività nel settore al “Senza Nome di Bologna”, primo bar in Italia gestito da persone sorde. Dall’incontro con Rudy e sua madre Irma è poi nata l’idea di mettersi in gioco come imprenditore.

Altre iniziative simili sono presenti anche a Roma, Segrate (Milano), Pescara e Vignola (Modena).

Roberta Gatto

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