Manca il decreto tariffe e così gli screening all’avanguardia non sono per tutti

La medicina ha raggiunto livelli altissimi di specializzazione e offre a oggi la possibilità di servirsi di strumenti all’avanguardia per le diagnosi e le terapie.

Tuttavia, nonostante le più moderne prestazioni assistenziali siano state inserite nel Lea (livelli essenziali di assistenza) già nel 2017, non tutti possono usufruirne. Il motivo? Manca il decreto interministeriale che definisce le tariffe da rimborsare ai fornitori atteso per febbraio 2018, ma di fatto ancora non emanato.

“Una beffa” secondo Tonino Aceti, presidente di Salutequità:«Oggi esistono strumenti innovativi per curare molte malattie, tra cui patologie rare e croniche riconosciute nel 2017, ma i pazienti non possono accedere a queste possibilità diagnostiche, terapeutiche, protesiche perché molti dei “nuovi” Lea non sono operativi».

Una realtà sconfortante, se si pensa come i servizi che vengono forniti risalgono al 1996 per la specialistica e al 1999 per la protesica, dato che i LEA di riferimento sono fermi al 2001.

Gli extra Lea

Non tutte le regioni però sono uguali. Come spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: «le Regioni coi conti in ordine possono impiegare risorse proprie per garantire le nuove prestazioni agli assistiti in modalità “extra-Lea”; non possono farlo, invece, le Regioni in piano di rientro». La maggior parte di queste ultime si trova al sud e presenta differenze anche tra una Asl e l’altra, costringendo così i malati a lunghi viaggi della speranza per poter usufruire dell’assistenza di cui hanno diritto.

«Le innovazioni in campo diagnostico, terapeutico e riabilitativo vanno messe immediatamente a disposizione dei pazienti che ne hanno bisogno» chiede Cartabellotta. Pensiamo ad esempio allo screening neonatale esteso dove sono compresi test genetici in grado di individuare e intervenire precocemente su malattie rare come la Sma, o ai test genomici per il tumore al seno, utili ai fini di una terapia personalizzata. «L’aggiornamento continuo dei Lea deve essere un processo dinamico: così come la scienza produce nuove prestazioni periodicamente, il sistema sanitario deve essere pronto ad accoglierle escludendo quelle obsolete» conclude Cartabellotta.

Roberta Gatto

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