Cure oculistiche: Servizio pubblico in ritardo nei tempi e nelle tecnologie

Per un intervento di cataratta si possono aspettare anche tre anni se si volesse farlo in una struttura del Servizio sanitario nazionale. Chi può permetterselo, si rivolge quindi al privato, pagando, altrimenti si attende. Un’eccezione? No, perché nel servizio pubblico bisogna aspettare anche per una semplice visita oculistica o per fare gli esami necessari alla diagnosi di patologie oculari in grado di veder compromessa la vista.

La denuncia

A denunciare questa situazione è la Società Oftalmologica italiana (SOI). E, avvertono gli oculisti, se non si corre ai ripari subito, il numero delle persone cieche o ipovedenti potrebbe raddoppiare entro il 2030. I motivi? Le malattie che compromettono la vista sono in crescita e questo soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Secondo i dati di Iapb Italia onlus, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, oltre 3 milioni di italiani sono a rischio di patologie gravi come glaucoma, degenerazione maculare, retinopatia. Per questo gli oculisti lanciano un appello alle istituzioni perché sia garantito a milioni di italiani l’accesso alle migliori cure oculistiche nei tempi giusti.

Chirurgia o interventi estetici

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i difetti della vista sono la principale causa di ipovisione e di cecità. Come sottolinea la Società scientifica, in Italia si continua a considerare l’eliminazione dei difetti di vista con l’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata come una chirurgia con scopo estetico e quindi non prevista dal Servizio Sanitario Nazionale.
La chirurgia della cataratta, per esempio, è un intervento di chirurgia oculare maggiore ad alta complessità, ma con lunghi tempi di attesa nel pubblico. Eppure è in grado di correggere tutti i difetti di vista sia quelli da lontano che da vicino, permettendo alla persona di guidare, vedere la televisione, leggere un libro o il giornale.
I numeri dicono anche come ben il 70 per cento dei pazienti non accede a terapie adeguate e questo solo per inadempimenti burocratici.

Come salvare la vista

In molti casi è possibile salvare la vista soprattutto puntando sulla prevenzione. Per questo sono consigliati controlli periodici a partire dai primi anni di vita impiegando le nuove tecnologie in ambito oculistico molto utili per diagnosi sempre più precise così come per i trattamenti di patologie oculari anche complicate. Secondo la Società Oftalmologica Italiana, solo l’1 per cento delle nuove tecnologie in campo oculistico sono disponibili nel Servizio pubblico. E così non si riesce a garantire le migliori cure.

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