Maculopatia senile, necessario riconoscerla come patologia cronica

«Abbiamo già la proposta di legge, ma è tutto fermo». Così si esprime Assia Andrao, presidente dell’associazione Retina Italia durante un webinar sulla malattia che colpisce circa 1 milione di persone nel nostro Paese.

Una patologia sottovalutata

Nonostante sia una delle principali cause di cecità tra gli over 60 che vivono in Paesi industrializzati, la maculopatia viene spesso presa sottogamba.

«Manca l’informazione, la condivisione dei percorsi di cura» sottolinea la presidente Andrao, «e a causa della perdita di autonomia dovuta alla riduzione della capacità visiva, si manifesta spesso la depressione, una condizione che frena il ricorso alle cure».

Ciclo terapeutico

Importantissimo, infatti, il ciclo terapeutico a cui sottoporsi dopo la diagnosi. Essa consiste in una serie di iniezioni intravitreali da somministrare in ospedale. «Purtroppo però» spiega Andrao, «molti pazienti non riescono a portare avanti l’intero ciclo compromettendone così l’efficacia». Le ragioni sono molteplici: da un lato alcuni pazienti non comprendono quanto spiegato dallo specialista, dall’altro non vogliono pesare su chi li assiste. Il risultato è che di otto iniezioni, mediamente ne vengono fatte meno della metà.

Le conseguenze

«La mancanza di condivisione del percorso terapeutico causa la non aderenza alle terapie e danni a livello clinico» sottolinea la presidente di Retina Italia. «Più della paura dell’iniezione, le persone, dopo una certa età, non vogliono pesare e sottostimano l’effetto di un’iniezione non fatta».

In aggiunta, le strutture sanitarie sono sovraccariche e le persone colpite da questa patologia sono in aumento. Sarebbe dunque necessario intervenire su più fronti, a partire dall’informazione dei pazienti per una maggiore consapevolezza di questa malattia.

Roberta Gatto

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