Dal Giappone un sistema Braille universale

Un nuovo font super-inclusivo permette la lettura non solo a persone cieche e ipovedenti, ma anche a chi non ha una disabilità visiva.

Si tratta di un carattere tipografico che sovrappone le lettere dei vari alfabeti ai caratteri in rilievo del codice Braille e può essere implementato anche alla segnaletica stradale.

Quello di Takahashi non è il primo tentativo in tal senso, ma è la prima volta che si prova a unire il Braille con la scrittura giapponese.

Il designer nipponico ha infatti creato due sistemi di caratteri, uno per l’alfabeto inglese (che ha chiamato Braille Neue Standard) e uno per la scrittura dei kanji(o ideogrammi) giapponesi (Braille NeueOutline,).

«Un grande stimolo mi è stato dato dalla visita al Japanese Ophthalmology Hospital. C’erano persone che leggevano il braille a una grande velocità e sono rimasto stupito. E ho pensato che fosse bello» racconta Takahashi. «Tutto è partito dalla semplice domanda “Come posso leggere il braille?” “Diventa un carattere se collego i punti?”. Anche se è lo stesso “carattere”, ho pensato fosse assurdo che le persone vedenti non potessero leggerlo. Ecco perché ho iniziato a creare questo carattere tipografico».

Takahashispera che il suo sistema di scrittura inclusiva possa prendere piede in tutto il Giappone e non solo, anche grazie al supporto di altri designer: «Dopo aver reso pubblico questo progetto, sono entrato in contatto con molti designer che stavano già cercando di combinare caratteri braille esistenti come Sean Donahue con il suo straordinario progetto “Touch”. Mi piacerebbe renderlo un progetto collettivo e aperto a chiunque possa creare e utilizzare caratteri tipografici che includono il Braille. Ci sono molti posti in cui il Braille non è ancora stato applicato in Giappone e sto per l’appunto pianificando l’installazione in luoghi in cui non è utilizzato, come i pulsanti dell’ascensore, ringhiere, pannelli guida ecc.».

Ricordiamo come il Braille utilizzato in Giappone, seppur costruito sulla griglia a sei punti utilizzata in Occidente, non riproduce lettere dell’alfabeto latino (che in Giappone è chiamato rōmaji), ma sillabe appartenenti ai due alfabeti giapponesi: hiragana (l’alfabeto sillabico per la scrittura della pronuncia dei kanji) e katakana (l’alfabeto sillabico per la scrittura delle parole straniere).

Il Tenji

Il Braille che codifica la lingua giapponese è chiamato Tenji (che significa lettere a punti) e nacque nel 1890 grazie a KurajiIshikawa. Fu però solo nel 1901 che venne riconosciuto a livello nazionale.

Senza addentrarci troppo nei dettagli di questo sistema di scrittura piuttosto complesso, possiamo dire come il tengi riporta tutte le sillabe dell’hiragana e del katakana. Esse sono foneticamente identiche, per un totale di 48 codifiche.

Per la costruzione di una sillaba, si utilizzano combinazioni ottenute con i il primo e secondo pallino in alto a sinistra e con il primo in alto a destra (chiamati rispettivamente 1,2 e 4) mentre per le consonanti si utilizzano il terzo in basso a sinistra (pallino 3) e il secondo e terzo in basso a destra (pallini 5 e 6).

Per la rappresentazione dei numeri, invece, il sistema è lo stesso utilizzato in occidente.

IlKantenji

E gli ideogrammi? Per la loro rappresentazione in Braille è nato il Kantenji (che significa “lettere cinesi a punti”) e permette di rappresentare gli ideogrammi usando un sistema da una a tre celle con combinazioni che si servono di 8 punti anziché di 6.

Più recente rispetto al tenji, venne ideato da un insegnante della scuola per ciechi di Osaka di nome Taiichi Kawakami e si serve di due punti aggiuntivi posti in cima ai sei tradizionali. Grazie a questo sistema si possono codificare fino a 57 kanji completi.

Roberta Gatto

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