Assistenza sessuale per persone con disabilità, un tema trascurato e temuto

In Senato giace il disegno di Legge 1442 del 2014 in materia di sessualità assistita per persone con disabilità senza mai esser stato discusso e ancora meno approvato.

Un argomento spinoso, forse imbarazzante per alcuni, ma comunque oggetto di problema per tante persone disabili e per i loro familiari. Eppure nel Decreto legge veniva indicato come, «ogni persona dovrebbe quindi avere la possibilità, indipendentemente dalla propria condizione di disabilità, di compiere scelte informate e responsabili riguardo alla propria salute sessuale e di disporre di opportunità e di mezzi adeguati a compiere tali scelte (…)». Sono tante le persone in condizione di disabilità che non possono autonomamente intrattenere relazioni interpersonali complete sotto il profilo psicoaffettivo, emotivo e sessuale. Le ragioni? O perché sono impedite da una condizione di ridotta autosufficienza a livello di mobilità e motilità, oppure per un aspetto fisico lontano dai modelli estetici dominanti e ritenuti attraenti.

Non ultima, come causa, l’impossibilità di pervenire autonomamente a soddisfacenti pratiche di autoerotismo.

Nell’ambito del disabile psichico, la difficoltà a vivere la sfera dell’intimità e della sessualità alimenta oltretutto la perdita di autonomia producendo uno stato di emarginazione affettiva e relazionale. Si aggiunga a queste difficoltà la persistenza nella nostra cultura del pregiudizio per cui le persone disabili sono percepite come asessuate, prive di una dimensione erotica e senza un desiderio di intimità.

Nel disegno di legge sono contenute le disposizioni per la figura dell’assistente per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone disabili. Altrimenti definito assistente sessuale. Questo operatore dopo un percorso di formazione di tipo psicologico, sessuologico e medico dovrà essere in grado di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria e/o psichico/cognitiva a vivere un’esperienza erotica, sensuale o sessuale e a indirizzare al meglio le proprie energie interne spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività.

In tempi in cui è aumentata la sensibilità verso i diritti di inclusione e accessibilità delle persone disabili, il sesso sembra essere invece un diritto di cui non si vuole parlare. Figuriamoci prendere iniziative. E questo, nonostante la sfera sessuale comprenda sentimenti e atteggiamenti come attenzione verso il partner, il desiderio di dare un bacio, il desiderio del contatto fisico, della compartecipazione.

La società occidentale consumistica mette al centro del desiderio la bellezza, il sesso e lo si può constatare come ne siano permeati il cinema, i giornali, il mondo della moda, la televisione. La sfera sessuale è accessibile e disponibile per tutti, ma non per le persone disabili. Che pure non sono angeli asessuati: perché mai lo dovrebbero essere?

All’estero l’assistente sessuale per i disabili è una figura riconosciuta in Danimarca, Austria, Francia, Germania, Svizzera. Per diventare assistenti vengono istituiti corsi di formazione, diplomi di comportamento etico e prezzi concordati e l’assistenza viene estesa anche alle donne con disabilità.

In Italia il tema continua a essere un tabù e non se ne trovano ragioni se non con retaggi di mentalità forgiate da luoghi comuni e ormai superate. Se si pensa che l’educazione sessuale da introdurre nelle scuole solleva sempre polemiche e perplessità, forse non è il caso poi di stupirsi per i numeri di femminicidio che caratterizzano il nostro Paese.

Bachisio Zolo

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