Oggi compie settant’anni la scoperta del Dna

La scoperta della struttura dell’acido desossiribonucleico da parte degli scienziati britannici James Watson e Francis Crick risale al 28 febbraio 1953. Si tratta della prima di una lunga serie di varie tappe che nove anni di ricerche successive erano valse ai due il conferimento del Nobel per la Medicina (vinto insieme al neozelandese Maurice Wilkins, nel 1962). Solo dopo aver capito che il Dna è la molecola che trasmette le informazioni genetiche da un organismo all’altro, i due scienziati si erano resi conto che ha una struttura a «doppia elica»: in pratica, due filamenti di molecole, i nucleotidi, avvolti a spirale.

Che cos’è il Dna

Il Dna è il nostro libro biologico in cui sono contenute tutte le informazioni che definiscono le nostre caratteristiche fisiche, dal colore degli occhi a quello dei capelli, fino alla forma del nostro viso. È grazie a lui se alcuni tratti somatici si tramandano dai genitori ai figli rendendo a volte la somiglianza quasi impressionante. Si compone di due filamenti a forma di elica (questa è stata la scoperta di Watson e Crick) uniti l’uno all’altro dalle basi azotate di adenina, citosina, guanina e timina. Su un filamento di Dna, le basi azotate si succedono a formare un vero e proprio codice al quale corrispondono informazioni su ciò che avviene nella cellula. La porzione di Dna che contiene specifiche sequenze di basi azotate si chiama gene e fornisce le indicazioni per la creazione di uno specifico prodotto cellulare (ad esempio le proteine). Nelle nostre cellule si trova principalmente nel nucleo ed è suddiviso in 46 cromosomi. Nella cellula uovo e nello spermatozoo, i cromosomi sono solo 23 per tornare a essere 46 dopo la fecondazione.

Rosalind Franklin

La celebre «Photograph 51» di Rosalind Franklin in cui vede la struttura a elica del Dna

In tutta questa vicenda di studi e di ricerche, Rosalind Franklin potrebbe essere definire come la “grande dimenticata” nella storia della scoperta del Dna.

Nata nel 1920 in una facoltosa famiglia ebrea di banchieri londinesi, Franklin dimostra sin da bambina la sua passione per la Scienza. A dispetto delle ostilità dovute proprie al suo essere donna, riesce a ottenere un dottorato presso l’Università di Cambridge nel 1954 e si trasferisce a Parigi per perfezionare le sue ricerche sulla diffrazione dei raggi X. Proprio per questa sua specializzazione di studi viene richiamata a Londra. Con le sue competenze in materia di cristallografia è l’unica che possa affiancare Wilkins nello studio della struttura del Dna. E sarà proprio lei a fotografare per la prima volta la struttura a doppia elica immortalata nella celebre «Photograph 51.

Molto probabilmente, la prolungata esposizione ai raggi X procura a Rosalind Franklin un tumore alle ovaie e così muore due anni dopo a soli 37 anni.

Il mondo scientifico quasi la dimentica e così, all’assegnazione del Nobel non viene nemmeno citata. E questo, nonostante Watson nel suo libro «La doppia elica» edito nel 1968, le renda un po’ di giustizia e merito. Lo scienziato infatti scrive di aver «capito troppo tardi le lotte che deve fare una donna intelligente per essere accettata nel mondo scientifico (…).

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