Italia, ultima in Europa per la salute mentale

Secondo il rapporto condotto da Ipsos e realizzato su un campione di oltre 30mila persone in 16 Paesi del mondo, l’Italia ha la percentuale più bassa di persone che affermano di vivere in uno stato di benessere mentale.

Le donne e i giovani sono le categorie che  avvertono maggiormente questo malessere, complice la disparità di genere per le prime e l’uso indiscriminato dei social per i secondi.

Nel resto del mondo, fanalino di coda è invece il Giappone, noto per le filosofie di vita contemplativa, ma anche per un alto numero di suicidi.

I dati

Italiani, popolo di stressati: è quanto emerge dall’analisi delle percentuali rilevate da Ipsos: solo il 18 per cento dichiara di avvertire una condizione mentale ottimale, dato in calo rispetto allo scorso anno (20 per cento). Lo stress è il disagio più diffuso (56 per cento), seguito dalla solitudine (48 per cento).

Gli eventi che gli italiani avvertono come maggiormente negativi per il benessere mentale sono la guerra in Ucraina (52 per cento) e il cambiamento climatico (43 per cento).

Donne e giovani a rischio

Le donne soffrono questo disagio in misura maggiore rispetto agli uomini. Infatti, oltre il 40 per cento delle intervistate ha visto mettere in dubbio le proprie capacità a causa del gender e una su tre ha subito commenti indesiderati. Per i giovani, giocano a sfavore fattori come incertezza sul futuro, solitudine, immagine corporea e cambiamento climatico (i giovani dimostrano una maggiore sensibilità al tema rispetto agli adulti).

Il 38 per cento dichiara inoltre che i social media hanno un impatto negativo sulla loro salute mentale.

Stress e lavoro

Altro punto importante in grado di influire sul benessere mentale è il luogo di lavoro, ovvero la capacità di sentirsi più o meno produttivi e concentrati sugli obiettivi. Insomma, lo stress legato al lavoro passa soprattutto attraverso la performance.

Solo il 15 per cento del campione ha dichiarato di sentirsi in uno stato mentale produttivo: La conseguenza è che più ci si sente produttivi, meno si desidera cambiare impiego (dato confermato dal 75 per cento del campione). Il lavoro ibrido sembra essere considerato il migliore a livello mondiale per mantenere il benessere mentale, tuttavia nel nostro Paese il 23 per cento preferisce il lavoro da casa.

Roberta Gatto

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