18 marzo, Giornata Nazionale Covid

Le ragioni della data fissata ha un significato ben preciso: coincide infatti con la giornata in cui i mezzi dell’Esercito italiano intervennero per rimuovere le centinaia di bare depositate nel cimitero di Bergamo. Immagini ben stampate nella nostra memoria in quei giorni di piena ondata del coronavirus. Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus,

E non si possono dimenticare al riguardo, gli operatori sanitari che hanno contratto il virus: quasi a 480mila, di cui l’82 per cento infermieri, secondo i dati diffusi dall’Inail.

A oggi si riscontrano ancora delle conseguenze al di là dell’inchiesta condotta dalla Procura di Bergamo nei confronti dei responsabili politici e tecnici che avevano affrontato l’emergenza davvero imprevista.

Secondo una ricerca dell’università di Bari, ansia e incapacità di fronteggiare lo stress sono aumentate notevolmente. Il 71,4 per cento degli operatori sanitari intervistati ha affermato di soffrire di disturbi del sonno, il 33,2 per cento di ansia moderata e il 50,6 per cento di avere una bassa capacità di fronteggiare lo stress, con ovvie conseguenze negative anche sugli assistiti.

Le conseguenze della pandemia hanno fatto capire come sia ora importante ridisegnare le politiche sanitarie dei prossimi anni. Incoraggiante a questo riguardo le considerazioni fatte dal Ministro della Salute Orazio Schillaci che ha chiesto «nuovi investimenti e la revisione dei modelli organizzativi sanitari». Con l’idea di «una nuova assistenza territoriale e di prossimità in grado di decongestionare gli ospedali».

Un cambio di passo da parte di tutti sarà certamente necessario così da riportare la Sanità in Italia a livelli che in precedenza erano migliori e più inclusivi. Insomma, il modo migliore per ricordare le vittime del Covid.

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