Cosa si intende con il termine “inclusione”

La parola “inclusione” è una parola usata in diversi ambiti: dalla matematica alla biologia. Davvero se ne fa un uso sempre più diffuso, ma forse, quello più appropriato è quello in ambito sociale, relativo ai diritti delle persone che devono essere riconosciuti a tutti. Se si pensa al genere umano nella sua interezza e complessità, ebbene, allora a ogni componente devono essere riconosciuti uguali diritti. E se si pensa bene, questo significa “accogliere” tutti. Pur con le loro differenze che possono essere di sesso, etnia, cultura, religione, ma anche disabilità. C’é una ragione per cui una sola di queste diversità possa e debba creare o provocare “esclusione” o disparità? Essere poveri o malati, è ragione di disparità tra le persone?

ActionAid, l’organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà, ritiene come l’inclusione sociale abbia l’obiettivo di eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, ma sempre nel rispetto della diversità. Essere inclusi nella società, vuol dire sentirsi accolti e rispettati con tutte le opportunità che questa appartenenza comporta. Quindi non possono esserci discriminazioni come abbiamo detto prima.

Per capire e fare propri questi concetti in termini diffusi è necessario partire dalla base scolastica e dall’educazione delle persone. E quando si parte dalla scuola, dalla formazione scolastica, i concetti di solidarietà umana portano a rispettare la diversità e quindi a includerla nella società. Senza più contrasti o disparità di condizioni e trattamento.

La scuola, la formazione, sono la base primaria di questo cammino sul grande processo storico di globalizzazione di popoli e di tradizioni. Nella scuola, nell’educazione e istruzione conseguente, si insegna e si richiede l’accoglimento di identità e differenze umane, siano esse di etnia, di sesso così come anche di differenze culturali, sociali ed economiche.

Bachisio Zolo

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