Il cuore fragile dei giovani: droga e solitudine nemici della salute

La salute cardiovascolare degli italiani ha subito un duro colpo a causa della pandemia da Covid-19. È quanto emerso durante la conferenza dal titolo “Pnrr, ipercolesterolemia, rischio cardiovascolare. Tra bisogni irrisolti, innovazione e nuove necessità organizzative” tenutasi lo scorso 19 marzo a Milano e promossa da Motore Sanità.

«La pandemia ha cambiato e peggiorato gli stili di vita degli italiani in maniera rapida, ma sono i giovani a pagare il prezzo più salato» spiega Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) durante l’evento. «Durante la pandemia»ha detto Colivicchi, le persone si sono curate di meno e, come se non bastasse, sono crollate le vendite di farmaci per la cura dell’ipertensione e dell’ipercolesterolemia di oltre il 20 per cento. Questo si rapporta a un peggioramento complessivo della gestione di questi due fattori di rischio».

I giovani più fragili

La pandemia non ha portato però solo conseguenze sul piano della cura e della diagnosi: l’isolamento prolungato e le problematiche psicologiche legate al difficile periodo che stiamo vivendo hanno spinto i giovani a cercare una via di fuga nella droga.

L’uso di sostanze stupefacenti comporta seri rischi per la salute cardiovascolare e non risparmia nessuno, nemmeno i più giovani.

L’importanza dello stile di vita

Il 44 per cento dei decessi in Italia è causato da infarti e ictus. Chi sopravvive a questi eventi, inoltre, rischia di dover convivere con una grave disabilità.

Lo stile di vita ricopre un ruolo importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari: la sedentarietà (favorita dal lavoro da remoto) e la conseguente obesità sono in aumento nel nostro Paese, insieme al fumo (aumentato del 10 per cento rispetto al periodo pre-pandemico) e all’alimentazione sregolata.

«Non solo sono aumentati i fumatori, ma anche chi già fumava, adesso fuma di più» precisa ancora Colivicchi. E conclude: «non dimentichiamo infine la solitudine e la minor interazione con le persone, altre eredità negative che ci lascia la pandemia, insieme all’aumento del disagio della fatica di vivere in una realtà complessa come quella che affrontiamo oggi».

Roberta Gatto

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