Italia, l’Istat certifica l’aumento delle persone a rischio povertà

Sono oltre 8 milioni le persone a rischio povertà: è quanto emerge da un rapporto del Centro Studi di Unimpresa.

Da un’elaborazione dei dati Istat è emerso come l’area di disagio sociale sia aumentato di 10mila unità rispetto all’anno precedente. Con area di disagio sociale, si intende la somma dei disoccupati e di alcune categorie di occupati precari o sottopagati.

Il report evidenzia, inoltre, la stabilità di disoccupati tra il 2021 e il 2022. Si è passati da 1 milione e 983 mila a 1 milione 981 mila (un calo dello 01 per cento). Tra i disoccupati si registra un calo di 0.07 per cento tra gli ex occupati mentre aumentano gli inattivi (208mila, registrando un +0.12 per cento). Aumenta il numero di ex inattivi (3mila in più rispetto all’anno precedente) mentre cala di circa mille unità quanti sono senza esperienza di lavoro.

I working poor

Con il termine working poor si definiscono i lavoratori precari e sottopagati. In questo caso si è registrata una crescita di circa 12mila unità. Tra i working poor 880mila sono lavoratori con contratti part time; 2 milioni 189 mila hanno contratto a termine e a tempo pieno; 2 milioni e 607 mila sono lavoratori con contratto a tempo indeterminato part time involontario. Crescono i lavoratori con contratto di collaborazione (227mila), mentre calano i lavoratori autonomi part time (685mila).

Il report dell’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma

Per comprendere meglio questi dati può essere utile tenere a mente anche quanto emerge dal report dell’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma. Obiettivo del report era indagare le fragilità economiche, sociali e relazionali delle famiglie italiane.

I risultati mettono in evidenza come il 13 per cento delle famiglie ritenga il proprio reddito insufficiente per le necessità primarie (acquisto di generi alimentari e spese legate alla casa). Il 43 per cento delle famiglie intervistate, invece, ritiene la propria condizione reddituale appena sufficiente a far fronte a tali spese, con un equilibrio che potrebbe essere messo a rischio anche da eventi imprevisti di modesta portata.

Emanuele Boi

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