Negli Stati Uniti un importante passo avanti nella lotta all’Alzheimer
Lo studio, condotto dal Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, in California, ha evidenziato la presenza di un marcatore prima dell’esordio della patologia.
La scoperta
La ricerca è stata condotta in 14 anni su 86 pazienti deceduti, che avevano sviluppato il morbo o un lieve deterioramento cognitivo prima del decesso e ha portato alla luce la presenza di un sintomo comune negli occhi.
Il team di studiosi californiani ha spiegato come dall’analisi degli occhi e del tessuto celebrare sia quindi possibile effettuare una diagnosi su persone che ancora non abbiano manifestato i sintomi tipici dell’Alzheimer:
«Il nostro studio» spiega Maya Koronyo-Hamaoui, professore di neurochirurgia e scienze biomediche al Cedars-Sinai di Los Angeles, «è il primo a fornire analisi approfondite dei profili proteici e degli effetti molecolari, cellulari e strutturali dell’Alzheimer nella retina umana e di come questi corrispondono ai cambiamenti nel cervello e nella funzione cognitiva». Il ricercatore spiega poi come «questi cambiamenti nella retina erano correlati ai cambiamenti in parti del cervello chiamate cortecce entorinale e temporale, un “hub” per la memoria, la navigazione e la percezione del tempo».
La prevenzione passa dagli occhi
Secondo lo studio sarebbe dunque di fondamentale importanza sottoporsi a una visita oculistica per poter effettuare una diagnosi precoce: la beta-amiloide, (un marcatore chiave del morbo di Alzheimer) è infatti presente in misura maggiore negli occhi delle persone affette dal morbo.
Quello dei ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center non è il primo studio in tal senso: di recente i colleghi della Durk University di Durham hanno condotto una ricerca sui vasi sanguigni della retina per identificare segni precoci del morbo. «Sappiamo come nel cervello delle persone con Alzheimer si osservano dei cambiamenti nei piccoli vasi sanguigni» spiega Dilraj S. Grewal, oftalmologo a capo dello studio «e dal momento che la retina è un’estensione del cervello, volevamo capire se potevamo osservare questi cambiamenti grazie a una nuova tecnologia, facile e meno invasiva».
L’utilizzo della luce
Grazie all’utilizzo della luce, il metodo diagnostico messo a punto dagli scienziati della Durk ha permesso così di osservare il flusso sanguigno in ogni strato della retina arrivando a monitorare vasi dal diametro più piccolo di quello di un capello.
Lo studio della Durk è stato condotto su 39 persone con Alzheimer, 37 con declino cognitivo lieve e 133 persone sane. Nei pazienti affetti dal morbo, la rete dei vasi sanguigni era meno densa e la retina era più sottile.
L’esame dei vasi sanguigni della retina e del nervo ottico quindi può rivelare molto della salute generale del nostro corpo e prevenire conseguenze anche gravi legate a un ritardo nella diagnosi di altre patologie non strettamente oculari, come ad esempio diabete e sclerosi multipla.
Roberta Gatto