Servizi sociali: cosa e quanto spendono i Comuni italiani

Pubblicato dall’Istat il report “La spesa dei Comuni per i servizi sociali – anno 2020”. L’emergenza sanitaria ha modificato la spesa sociale dei Comuni facendo registrare dei picchi per il contrasto alla povertà.

Con spese di protezione sociale si intendono le spese che comprendono previdenza, sanità e assistenza.

Dall’indagine emerge come, pur destinando un’importante quota del Pil alla protezione sociale (34.3 per cento contro il 31.7 per cento della media Ue), la spesa pro-capite sia leggermente inferiore rispetto al dato europeo (9316 euro nel 2020, contro il 9536 euro).

Per quanto riguarda le prestazioni in denaro, invece, queste assorbono una quota più ampia della spesa di protezione sociale rispetto alla media europea a scapito delle spese per i servizi di cura.

Inferiori alla media europea le spese per i disabili (476 euro annui contro 669) e le spese per famiglie e minori (339 euro annui contro 753).

Buoni spesa e contributi per il contrasto alla povertà

Nel 2020 si è registrato un incremento delle persone prese in carico dai servizi sociali per problemi di povertà ed esclusione sociale (circa 71mila in più rispetto all’anno precedente). La voce di crescita maggiore riscontrata nei buoni spesa o buoni pasto è dovuta allo stanziamento di finanziamenti straordinari nel periodo di emergenza legato al Covid-19.

I beneficiari del sostegno risiedono per il 46.5 per cento nel Nord Italia, il 24.2 per cento nel Centro e il 29.3 per cento nel Mezzogiorno. L’importo medio per utente è pari a 371 euro, con un picco di 435 nelle Isole.

In particolare, la Sardegna, con il 2.7 per cento di residenti percettori del contributo, risulta essere la regione con la massima offerta di questa misura da parte dei Comuni.

Divari territoriali di spesa per i servizi sociali

L’offerta di servizi socio-assistenziali è caratterizzata in modo notevole da divari territoriali. Dalla ricerca emerge come la spesa sociale dei Comuni del Sud Italia sia pari a 66 euro pro-capite (la metà rispetto alla media nazionale). Nel Nord-est questa si attesta a 184 euro; 145 euro per il Nord-ovest e 141 per il Centro. Per quanto concerne le isole, in Sardegna si registra una spesa pro-capite pari a 283 euro (spesa tra le più alte in Italia) e in Sicilia 82 euro.

Questo divario si accentua se vengono analizzate le spese di ciascuna area di utenza, lasciando emergere le carenze assistenziali di molte regioni del Sud. Nello specifico vuol dire che si registrano 155 euro in meno in media per ciascun minore residente, 917 euro in meno per una persona con disabilità, 49 in meno per l’assistenza agli anziani e 14 euro in meno per le persone in età lavorativa, utilizzati nei casi di povertà ed esclusione sociale.

Fonti di finanziamento

Per quanto riguarda le fonti di finanziamento, dal report dell’Istat emerge come gran parte delle risorse utilizzate per il welfare locale siano dei Comuni e delle Associazioni dei Comuni (57.4 per cento); seguono i fondi regionali vincolati per le politiche sociali (18.6 per cento della spesa) e il fondo indistinto per le politiche sociali (7.9 per cento). Si vanno ad aggiungere, infine, finanziamenti statali, dell’Ue o altri enti pubblici (15.2 per cento) mentre il rimanente 0.9 per cento è rappresentato da finanziamenti provenienti dal settore privato.

Emanuele Boi

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