Dall’Ue una nuova direttiva sui colloqui di lavoro

Grazie alla direttiva voluta dall’Unione Europea, chi si prepara ad affrontare un colloquio per un’eventuale assunzione sarà tutelato sia sul fronte delle informazioni da fornire che su quelle che gli verranno fornite. Fino a ora, molti datori di lavoro mantenevano il segreto sulla mansione e sul salario, andando poi a calibrare quest’ultimo in base al sesso del candidato e alla precedente paga percepita. In questo modo si penalizzavano le donne e i lavoratori provenienti da un salario modesto: da qui a tre anni non sarà più così.

Stop al gender gap

Già in sede di colloquio, le donne vengono penalizzate con domande sulla propria vita privata, come ad esempio l’intenzione di avere un figlio. Sebbene queste domande siano vietate dalla legge, molti addetti alle risorse umane continuano a porle e molti datori di lavoro continuano a proporre salari inferiori alle proprie dipendenti.

Con la nuova direttiva europea queste cattive pratiche riceveranno uno stop definitivo. Entro i prossimi tre anni, infatti, le aziende con più di 100 dipendenti saranno tenute a riferire ai lavoratori situazioni in cui si vengano a creare differenze retributive non giustificate che superino il 5 per cento. Di conseguenza, tali differenze dovranno poi essere appianate.

I dipendenti, inoltre,  potranno accedere a dati aggregati per genere sulle retribuzioni e potranno conoscere i criteri utilizzati per la definizione delle paghe e degli aumenti. Questi dovranno naturalmente essere attribuiti senza tenere conto del sesso del lavoratore.

La direttiva, proposta dalla Commissione europea, è stata approvata dal Parlamento di Strasburgo lo scorso 30 marzo con 427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astenuti. Altro obiettivo dell’Ue è l’eliminazione definitiva del “gender pay gap”, ovvero il divario esistente tra salari degli uomini e delle donne, stimato dall’Eurostat nel 2021 e corrispondente al 13 per cento in meno a parità di carriera.

Roberta Gatto

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