La tecnologia in aiuto dell’autismo: dai videogiochi alle stanze multisensoriali

Svolgere azioni apparentemente ordinarie come partire per una vacanza o entrare in una stanza con una luce molto forte può rappresentare una vera e propria sfida per le persone con disturbo dello spettro autistico. Secondo l’attivista Fabrizio Acanfora, la società in cui viviamo « è pensata per la maggioranza, cioè per le persone cosiddette neurotipiche. Per cui, per chi è diverso, in questo caso autistico, è come vivere con un martello pneumatico acceso accanto. Non ci si abitua, ci si può solo rassegnare».

La tecnologia in aiuto

Nel corso degli anni la tecnologia è intervenuta a supporto del cambiamento, offrendo ad esempio alle persone non verbali un modo per comunicare e mettendo a disposizione delle vere e proprie “stanze sensoriali”. Qui vengono installati simulatori  di realtà virtuali e giochi interattivi. Grazie al movimento gestuale, in queste stanze è possibile interagire direttamente con le immagini, i colori, i suoni e i profumi, stimolando così l’attività fisica e cognitiva di diverse competenze.

Videogiochi e attività psicoeducative

Per garantire la continuità dei percorsi psico-educativi interrotti a causa del primo lockdown da Covid, sono stati sviluppati i videogiochi didattici di Meeva, la startup trentina che combina l’esperienza professionale di Elio Salvadori con quella personale legata a una diagnosi di autismo in famiglia. Salvadori ha così creato un videogioco che, attraverso la realtà virtuale, aiuta i giovani con autismo a imparare a gestire le emozioni e i rapporti con gli altri, preparandoli gradualmente ad affrontare gli stimoli sensoriali del mondo esterno.

Roberta Gatto

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