Università italiana ultima in Europa per tasse e investimenti

Secondo l’ultimo Rapporto “National Student Fee and Support Systems in European Higher Education – 2022/23”, rilasciato da Eurydice (rete europea di informazione sull’istruzione ), l’Italia risulta essere uno dei Paesi meno virtuosi d’Europa in termini di costi delle tasse universitarie. Un aspetto che diventa ancora più problematico se si considera il ritorno limitato in termini di servizi e agevolazioni per garantire il diritto allo studio.

Il rapporto

Dal confronto dei sistemi educativi di 38 Paesi europei, inclusi i 27 Stati membri dell’Ue e alcuni Paesi al di fuori dell’Unione, emerge come alcuni Stati europei sono in grado di offrire l’accesso all’università senza alcun costo per gli studenti, mentre altri garantiscono una copertura quasi completa delle borse di studio. Non si tratta solo dei Paesi del Nord Europa, ma anche di nazioni come il Montenegro e la Turchia. Purtroppo, l’Italia si trova ancora lontana da tali traguardi, anche se negli ultimi due anni si è registrato un lieve miglioramento sia nell’importo medio delle tasse annuali, che nell’accessibilità alle borse di studio.

Secondo l’indagine, in Italia le tasse universitarie nel primo ciclo di studi per gli studenti a tempo pieno vanno da un minimo di 200 euro a un massimo di 2.910 euro, con una media annuale di 1.592 euro. Nel secondo ciclo di studi, l’importo medio delle tasse raggiunge i 1.733 euro. La situazione per le borse di studio è altrettanto sfavorevole: l’importo medio è stato di 4.326 euro nel periodo analizzato, ma solo il 16,3 per cento degli studenti del primo ciclo e il 17,7 per cento degli studenti del secondo ciclo hanno potuto beneficiarne. Sebbene questi dati siano leggermente più incoraggianti rispetto all’edizione precedente del rapporto in cui la percentuale degli studenti beneficiari di borse di studio era inferiore al 14 per cento, la situazione complessiva rimane deludente.

Gli investimenti

Il quadro negativo potrebbe essere dovuto all’insufficienza delle risorse pubbliche destinate all’istruzione terziaria, come indicato anche da un recente dossier della Fondazione Agnelli. La spesa pubblica italiana per l’università rappresenta poco più dello 0,3 per cento del Pil, mentre la media europea è dell’0,8 per cento. La differenza tra l’Italia, che ha speso il 4,3 per cento del Pil per l’istruzione nel 2020, e la media europea del 4,9 per cento, sarebbe quindi attribuibile a un minore investimento per l’università.

Le eccellenze

Alcuni Paesi si distinguono per le eccellenze nel sistema universitario: tra questi troviamo Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Malta, Montenegro, Norvegia, Svezia e Turchia. In tutti questi Paesi, gli studenti del primo ciclo di studi sono esenti dal pagamento delle tasse. Al contrario, Paesi come Olanda, Lettonia e Lituania presentano tasse universitarie medie intorno ai 2.200 euro, con la Lituania che può arrivare fino a 17.060 euro per l’intero percorso di studi.

L’esempio di Francia e Germania

Paesi che offrono un’istruzione universitaria accessibile, come la Francia, non presentano alcuna differenziazione tra importi minimi e massimi delle tasse universitarie. Gli studenti del primo ciclo pagano 170 euro e quelli del secondo ne devono versare 243. In entrambi i cicli, il 33 per cento degli studenti riceve borse di studio con un importo massimo di 5.965 euro all’anno. In Germania, gli importi delle tasse per entrambi i cicli sono gli stessi, variando da un minimo di 50 euro a un massimo di 75 euro, principalmente per spese amministrative ed esami. Gli studenti tedeschi possono beneficiare di borse di studio basate sulla necessità, con un importo medio di 574 euro al mese, oltre a diverse forme di agevolazioni pubbliche basate sul merito e slegate dal reddito.

Anche in Svezia e Danimarca una percentuale significativa di studenti riceve borse di studio (circa il 90 per cento). In Danimarca, le borse di studio dipendono dal reddito familiare e variano da un importo minimo di 134 euro al mese per gli studenti che vivono con i genitori, fino a un massimo di 860 euro per gli studenti indipendenti. Nel primo ciclo di studi, le borse di studio sono state assegnate al 91 per cento degli studenti, mentre nel secondo ciclo al 76 per cento e la soglia di reddito fissata per il 2022 è stata di soli 2.403 euro.

In Svezia, le borse di studio sono universali e l’importo viene calcolato in settimane con un importo minimo di circa 3.273 euro all’anno per 40 settimane di studio. Ulteriori agevolazioni, inoltre, vanno a supporto degli studenti con figli: fino ai 4.900 euro, per 40 settimane, per un massimo di cinque figli.

Paesi Bassi e Lettonia

L’Olanda e la Lettonia presentano costi universitari più elevati rispetto all’Italia. Nei Paesi Bassi, gli studenti devono pagare 2.209 euro all’anno per tutti i cicli di studio. La maggior parte degli studenti, sia nel primo che nel secondo ciclo, paga tasse superiori a 100 euro al mese. Sono disponibili borse di studio basate sul reddito con un importo massimo di 5.028,48 euro e un importo medio di 3.689,76 euro; tuttavia, solo il 30 per cento degli studenti riceve le borse di studio.

In Lettonia, le tasse per gli studenti a tempo pieno variano da un minimo di 900 euro a un massimo di 4.550 euro, con un importo medio di circa 2.200 euro. Per i corsi di laurea magistrale, i costi vanno da un minimo di 1.500 euro a un massimo di 7.335 euro, con un costo medio di 2.200 euro. Le borse di studio in Lettonia vengono assegnate sia in base alla necessità che al merito, prendendo in considerazione le prestazioni accademiche degli studenti. L’importo medio delle borse di studio è di circa 240 euro al mese. Gli studenti appartenenti a gruppi speciali possono ricevere sovvenzioni basate sul bisogno fino a 1.600 euro, mentre gli studenti che studiano presso università statali possono ricevere borse di merito che si avvicinano ai 1.400 euro all’anno.

Roberta Gatto

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