Diabetica? Sì, ma posso lavorare

Il diabete di tipo 1, in controllo ottimale, non inficia la possibilità di intraprendere una carriera in ruoli delicati e complessi. È quanto stabilito dalla Corte d’appello di Genova con sentenza 90/2023 lo scorso 24 aprile.

Il caso

Una donna ha presentato ricorso al Giudice in quanto, a suo dire, Rete Ferroviaria Italiana ha mostrato un comportamento discriminatorio nei suoi confronti. Pur avendo superato le prove selettive, infatti, la donna non sarebbe stata assunta come capostazione a causa del diabete. Rfi ha negato la natura discriminatoria della decisione, la donna infatti è stata dichiarata “non idonea per diabete in scompenso metabolico glucidico” dopo la visita dei medici competenti Inps.

Già in primo grado Rfi e Inps erano state condannate a ritirare l’atto per condotta di natura discriminatoria, con riferimento giuridico la legge 67/2006 “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”.

Lo scorso 24 aprile, con sentenza 90/2023, la Corte d’appello di Genova ha confermato il giudizio di primo grado; è stato inoltre indicato come una persona con diabete di tipo 1, in condizioni di controllo ottimale della malattia, gestita con idonei dispositivi medici che annullano il rischio di ipoglicemia, ha diritto ha svolgere ruoli complessi e delicati come quello di capostazione.

La soddisfazione della Fand – Federazione Associazione italiana diabetici

Per Emilio Augusto Benini, presidente nazionale della Fand, la sentenza è «un risultato fondamentale  […] certifica che una persona con diabete, anche se indossa un microinfusore di insulina e ogni tanto deve controllarsi la glicemia, non è di certo impedita nello svolgimento al meglio del proprio lavoro, anche il più complesso» e aggiunge, «il messaggio è chiaro, se la persona si cura con attenzione e ha accesso alla più recente tecnologia disponibile, l’accesso ai posti di lavoro non può essere limitato o, peggio ancora, precluso».

Emanuele Boi

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