Sport, a Monza il golf per persone con disabilità visiva

Approda in Brianza il golf per persone con disabilità visiva, grazie a una collaborazione tra Uici di Monza e il campo di Usmate Velate.  Golfisti ipo e non vedenti possono adesso cimentarsi in gare agonistiche e socializzare sotto la guida di insegnanti esperti.

Il segreto per andare in buca

Seguire la pallina, calcolare la potenza del lancio e orientarsi sul campo sembrano tutte capacità legate alla vista e quindi impossibili da mettere in pratica per chi ne è privo. Tuttavia, grazie a una tecnica speciale e all’assistenza di un maestro federale, i golfisti non vedenti e ipovedenti possono avvicinarsi a questo sport con ottimi risultati. Non a caso, una delle campionesse mondiali di golf categoria non vedenti è proprio un’italiana originaria di Milano: Chiara Pozzi Giacosa. Nel 2013 ha vinto l’Open d’Italia e lo Us Open (il torneo più importante del mondo) ottenendo il primo posto nel British Open nel 2012. Come racconta il socio e golfista ipovedente Ernesto Pala, «il maestro guida il giocatore nella posizione e nel movimento da eseguire quando viene colpita la pallina. Poi, sfruttando le vibrazioni generate dal colpo del maestro sul ferro, il giocatore non vedente riesce a percepire la posizione della pallina e a colpirla. Inoltre, il maestro fornisce anche indicazioni sulla direzione e sulla distanza approssimativa dalla buca, consentendo al giocatore di calibrare il lancio».

Di lancio in lancio

Le prime volte è normale fare dei lanci a vuoto, ma questo accade anche a persone vedenti. Una volta che il giocatore non vedente ha compreso il movimento e “sentito” la posizione della pallina, il gioco diventa più fluido.

Naturalmente, muoversi in un grande campo da golf senza vedere non è facile. L’orientamento è fondamentale, così come le indicazioni fornite dal maestro, che non può fare riferimento a informazioni visive. «Per un non vedente, non ha senso sentire qualcuno dire “tira là”» prosegue Ernesto. «Sono necessarie indicazioni precise sulla direzione, l’inclinazione del terreno e la presenza di ostacoli come laghetti o alberi. Ogni lezione e ogni colpo richiedono un nuovo inizio, poiché il campo presenta variazioni e ostacoli diversi ogni volta». I giocatori non vedenti contano i passi che li separano dal punto di partenza alla buca, riconoscono l’inclinazione del terreno e individuano eventuali barriere per calibrare il lancio senza vedere. È un’esperienza unica sia per loro che per gli insegnanti.

«Noi chiudiamo gli occhi prima di lanciare » racconta il maestro Matteo Bellenda, «per sentire il corpo, ma poi li riapriamo. Loro, invece, sentono e lanciano sempre al buio. Hanno fatto grandi progressi».

Per la presidente sezionale Silvana Oliva, «gli ottimi traguardi raggiunti dai soci partecipanti sono il risultato degli obiettivi dell’Unione, ovvero che nulla è impossibile quando ci si mette in gioco, credendoci fortemente».

Roberta Gatto

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