Anziani e non autosufficienti: vogliamo spendere di più?

Il problema dell’assistenza a 3,5 milioni di anziani non autosufficienti che vivono in casa non è mai stato un problema in cima all’agenda politica di alcun Governo. Non è un problema di pochi visto come coinvolge complessivamente 10 milioni di persone considerando anche i familiari e gli operatori sociosanitari dedicati.

Nel corso degli ultimi 26 anni si è assistito, dal primo tentativo, a 17 proposte finite nel nulla e ora, a tre anni dal suo annuncio, il 23 marzo 2023 è stata approvata la riforma (Legge 33) su pressione della società civile con il Patto per la non autosufficienza che raggruppa 50 associazioni.

Per intendersi: l’Austria l’aveva già fatta nel 1993, la Germania nel 1995, il Portogallo nel 1998, la Francia nel 2002, la Spagna nel 2006.

Cosa cambia e quali sono i passaggi che ancora mancano per aiutare davvero chi oggi fa una vita d’inferno.

Prendiamo i tre principali aiuti di competenza statale erogati dall’Inps: l’invalidità civile per chi è cieco, sordo o ha un’ autonomia limitata che serve per accedere ai benefici economici come le pensioni (ma anche per l’esenzione dal ticket), le protesi e gli ausili; l’indennità di accompagnamento per chi non è in grado di alzarsi, lavarsi e vestirsi da solo che dà diritto a 527 euro al mese; e i benefici collegati alla legge 104, cioè i permessi o i congedi per chi ha un familiare disabile a carico. Per tutti questi aiuti e servizi, oggi è necessario fare ogni volta una domanda diversa con annessa odissea tra sportelli e commissioni anche se l’ente che li eroga è sempre lo stesso.

Un esempio? Una invalidità civile al 100 per cento non dà automaticamente diritto all’indennità di accompagnamento che è sempre indipendente dal reddito. Così dopo avere fatto la trafila all’Inps per ottenerla, per avere anche i 527 euro mensili bisogna: rivolgersi al medico di famiglia che fa una certificazione; inviarla all’Inps per ottenere un codice identificativo; fare una visita medica all’Asl; presentare la domanda (via web o patronato). Il caso viene poi esaminato da una commissione presieduta da un medico Inps che rilascia il verbale di indennità civile; segue infine la compilazione del modulo AP70 che consente di ricevere dalla stessa Inps l’indennità di accompagnamento.

La riforma

Con la riforma ci sarà l’introduzione di una Valutazione nazionale unica che garantisce l’accesso in simultanea a tutte le prestazioni di competenza statale di cui un non autosufficiente ha diritto in base alla sua gravità: la Vnu sarà eseguita da parte di équipe comparabili alle attuali commissioni Asl e avranno una sede facilmente identificabile.

Oggi per gli aiuti di competenza locale come l’infermiere a casa (assistenza domiciliare integrata, altrimenti conosciuta come Adi), l’accesso a strutture semidiurne, le protesi e pannoloni, bisogna fare ancora altre domande a commissioni diverse anche se il referente è sempre l’Asl. Anche per i voucher dovuti per l’assistenza domiciliare del Comune (Sad) è necessario rivolgersi ai Servizi sociali.

Adesso, con la riforma, la Valutazione nazionale unica sarà trasmessa in via informatica alle Unità di Valutazione Multidimensionale locali, ossia a presidi territoriali a cui il cittadino potrà rivolgersi per attivare i servizi necessari senza ulteriori adempimenti, documenti o nuove valutazioni. Per l’anziano non autosufficiente vuol dire la fine di pellegrinaggi tra i vari sportelli. Senza alcun costo in più.

Aiuti economici prima e dopo la riforma

Oggi un anziano con demenza che abbia bisogno di essere monitorato 24 ore su 24 a causa dei suoi problemi comportamentali riceve gli stessi soldi di chi ha bisogno di aiuto nelle attività di base della vita quotidiana. Con la riforma sarà dato di più invece a chi ha più bisogno partendo dalla cifra minima di 527 euro al mese. Inoltre, in alternativa potrà scegliere al posto dell’indennità di accompagnamento di farsi pagare la badante assunta regolarmente e in questo caso la cifra che riceverà dovrà essere più alta (la somma è ancora da definire). Il numero di badanti oggi oscilla intorno al milione: il 40 per cento è occupato regolarmente, mentre il 60 per cento è irregolare. Il beneficiario potrà sempre modificare l’opzione scelta.

Perché gli anziani non autosufficienti possano avere un’assistenza adeguata, sono necessari almeno altri due passaggi fondamentali. E cioè, entro gennaio 2024 devono arrivare i decreti attuativi altrimenti la riforma resta solo sulla carta. Vanno poi definiti i nuovi importi per l’assegno di invalidità così come per pagare la badante.

Oggi, comprese le case di riposo, la spesa è di 21 miliardi l’anno. I dati Eurostat ci dicono che in media spendiamo 270 euro l’anno per un non autosufficiente contro una media Ue di 584. Quindi, servono dai 5 ai 7 miliardi aggiuntivi a regime.

Pnrr

Con il Pnrr, l’Ue ci darà 2,72 miliardi di euro per contribuire ad assistere a casa con l’assistenza domiciliare integrata di qui al 2026 altri 806.970 non autosufficienti (circa il 10 per cento degli over 65 contro il 6,2 per cento di oggi pari a 858.722). Oggi l’80 per cento riceve tra 1 e 3 accessi mensili di un infermiere e sono evidentemente, numeri insufficienti.

Necessario riformare l’assistenza domiciliare delle Asl integrandola con quella dei Comuni. Lo dicono i numeri perché altrimenti, i nostri nonni, mamme, papà, zie varrebbero meno di quelli del resto d’Europa.

Bachisio Zolo

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