Diritto all’oblio per un milione di guariti da tumore

Uno stop alle discriminazioni. Oggi in Italia 3,6 milioni di cittadini si sono visti diagnosticare il cancro con un 27 per cento di questi (circa un milione di persone) che può considerarsi “guarito”. Da quest’anno finalmente potrà finire lo stigma per gli ex pazienti guariti da un tumore. Tutto questo grazie alla legge sull’oblio oncologico su cui si sta lavorando da anni, ma che potrebbe vedere la luce entro il 2023. Le ragioni e il fine di questa legge tanto attesa? Che potrà dirsi finito il calvario di non essere considerati al pari degli altri nello stipulare una polizza sanitaria, accendere un mutuo o chiedere un prestito in banca, partecipare a un concorso, stipulare un contratto o addirittura pensare a una adozione. Il solo essere stati pazienti oncologici può diventare infatti una ragione valida per vedersi respingere una di queste possibilità o per aggiungere oneri, clausole e garanzie aggiuntive.

Proprio in questi giorni l’oblio oncologico è in discussione in Commissione Sanità alla Camera e al riguardo si registra un ampio consenso bipartisan (i Ddl vengono da maggioranza e opposizione). Lo stesso Governo è favorevole a disciplinare al più presto la materia ed è pronto a dare il proprio supporto per trovare soluzioni adeguate a quella che ritiene una problematica di particolare rilievo per tanti cittadini guariti dal cancro, costretti ancora ad affrontare numerose difficoltà burocratiche per il ritorno a una vita normale.

La Fondazione Aiom aveva avviato nei mesi scorsi una campagna di sensibilizzazione sull’oblio oncologico ed è stata lanciata una petizione online che ha raccolto oltre 106mila firme. Tra i vari disegni di legge presentati al riguardo, tutti prevedono che il diritto all’oblio scatti 10 anni dopo la fine delle terapie (5 anni per chi ha avuto la diagnosi in minore età o prima dei 21 anni) mentre in due Ddl si prevede anche l’istituzione di un organo che vigili sul rispetto di questo nuovo diritto e cioè un “Garante per la tutela dei diritti delle persone guarite da patologie oncologiche” o, in alternativa, una “Consulta per la parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche”.

In Europa

Già diversi Paesi europei hanno adottato il cosiddetto «diritto all’oblio», il diritto cioè in base al quale non è ammissibile che un paziente oncologico venga costretto a dichiarare la propria pregressa patologia oncologica, quando sia trascorso un determinato lasso di tempo dalla diagnosi e dalla conclusione delle terapie.

La Francia è stato il primo Paese a stabilire per legge che le persone con pregressa diagnosi di tumore, trascorsi dieci anni dalla fine delle terapie (o cinque per chi ha avuto il tumore prima della maggiore età) non sono tenute a fornire informazioni sulla malattia agli assicuratori o a chi offre servizi di credito quali prestiti o mutui. Dopo la Francia, hanno introdotto per legge il diritto all’oblio anche Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e per ultima si aggiungerà la Spagna che con il suo premier Sanchez ha promesso una norma entro l’estate.

In Italia oggi sono 3,6 milioni i cittadini che si sono visti diagnosticare il cancro. Ma il 27 per cento di questi, circa un milione di persone, può essere considerato guarito, perché si è lasciato la malattia alle spalle e non necessita di ulteriori terapie. Con una certezza: i guariti da malattie oncologiche hanno la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Ecco perché ogni tipo di “discriminazione” è davvero inaccettabile.

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